La Cina non è solo una minaccia ma anche un'opportunità. È di ieri la notizia che l'Italia è stata scalzata, proprio dalla Cina, dal sesto posto dei Paesi più influenti secondo una classificazione del Fondo Monetario. E tuttavia a vedere il bicchiere mezzo pieno è il 52% degli imprenditori italiani, con punte che arrivano al 60% tra le aziende orientata all'export, mentre quelli che vedono esclusivamente danni sono il 46%, con punte che superano il 50% tra le aziende più piccole e attive solo sul mercato nazionale. Emerge da un sondaggio realizzato tra la fine di agosto e l'inizio di settembre per conto di Banca Intesa da Renato Mannheimer, in vista della missione istituzionale e imprenditoriale dell'Italia in Cina.
Sono stati intervistati 108 imprenditori italiani del settore manifatturiero e in tutto il Paese selezionati tra le aziende medie e medio-piccole, da tre a 250 dipendenti. «Tra tutti i responsabili di impresa emerge un atteggiamento di perplessità e scetticismo nei confronti dello sviluppo economico della Cina, che ad oggi avrebbe comportato soprattutto danni, ha spiegato Mannheimer, ed è l'opinione del 62% del campione, una percentuale che sale in maniera consistente, fino a sfiorare il 70% tra le imprese più piccole, soprattutto del Mezzogiorno e con un'attività limitata al mercato nazionale».
Gli imprenditori ottimisti, che vedono solo opportunità di crescita in Cina, sono solo il 6%. L'ottimismo cresce solo quando non si guarda al passato ma al presente e soprattutto al futuro. La percentuale di coloro che vedono solo danni cala dal 62% di chi guarda al passato al 58% di chi considera il presente e si riduce al 54% se si guarda al futuro. Le più preoccupate sono soprattutto le piccole aziende che temono di non poter sopravvivere perché non in grado di reggere la concorrenza dei prezzi: l'opinione è condivisa da quasi tutti gli intervistati (91%) con punte del 96% tra le aziende con meno di 5 dipendenti. Al tempo stesso, la Cina viene percepita in misura consistente (59% degli intervistati) anche come un'opportunità per le imprese capaci di valorizzare i punti di forza del made in Italy, come la creatività e la qualità. Tali potenzialità vengono riconosciute dalle imprese del Centro (75%), del Nordest (67%) e da quelle operanti nei settori alimentare, tessile conciario e del legno (64%).
Estratto da Corriere della Sera del 19/09/06 a cura di Pambianconews