Zhu Linfeng aveva solo 16 anni nel 1993, quando Pasquale Natuzzi da Santeramo in Colle (Bari) sbarcava al New York Stock Exchange. Quell´anno la quotazione della marca di divani pugliesi alla Borsa americana era un trionfo del modello economico italiano nel mondo: il «piccolo è bello», la flessibilità e l´inventiva dei distretti industriali, una formula vincente che dal Triveneto era scesa giù per la dorsale adriatica fino a portare lo sviluppo anche nel Mezzogiorno. Oggi, Zhu Linfeng addestra con polso di ferro gli operai cinesi della Natuzzi.
Pasquale Natuzzi ha fama di essere un perfezionista ma ha dovuto arrendersi: a Shanghai riesce a produrre divani che reggono il confronto con quelli made in Italy. Un mobile identico in Italia gli costa 2.000 euro, qui riesce a farlo per 500. La maggior parte della sua produzione cinese finisce in America, venduta da Ikea, dopo aver superato gli esami di qualità degli ipermercati svedesi.
Il direttore della nuova fabbrica di Shanghai è italiano, Antonio Ventricelli. In ogni reparto i ruoli strategici per ora sono presidiati da italiani. «Questi cinesi sono bravi, sono svegli, imparano in fretta, dice Venticelli, dopo tre mesi di formazione sono a posto. Con 160 euro di salario mensile più gli incentivi, abbiamo degli operai specializzati di prim'ordine».
Alla Natuzzi elencano numeri spietati: «A Shanghai noi siamo tra le aziende che pagano bene, eppure i salari netti dei nostri dipendenti cinesi sono un quarto degli italiani. Mettiamo tutti in regola, ma i loro oneri sociali pesano solo un 16%. La loro produttività è superiore alla nostra, quasi di un terzo». Quest´anno la Natuzzi Spa ha i conti in rosso. Le sue vendite sono diminuite del 4,5% in Europa, e quasi crollate negli Stati Uniti: meno 25%.
Estratto da La Repubblica del 30/08/05 a cura di Pambianconews