Nicola Radici, amministratore delegato della Miro Radici Textile & Energy, guida una società che spazia dal tessile (filati e tappeti) alle centrali elettriche. La Miro Radici Textile & Energy, a sua volta, è controllata dalla capogruppo di famiglia, la Miro Radici Group, che ha appena superato 1 miliardo di euro di fatturato. L'azienda è in crescita, ma non in Italia. Un caso esemplare di delocalizzazione.
Perché avete scelto l'Egitto e la Cina per i nuovi stabilimenti?
Non avevamo alternative, ci sono produzioni che in Europa, e in particolare in Italia, non si possono più fare. I conti non tornano.
Quali produzioni?
Prenda il caso dell'Egitto: nel nuovo stabilimento, dove lavoreranno 650 persone, faremo 10 mila tonnellate l'anno di spugne, lenzuola e asciugamani. Prodotti poveri, con margini di guadagno molto stretti: bisogna ridurre i costi. Soltanto così si può affrontare la concorrenza.
Vi state allargando anche in Cina?
Siamo partiti in modo soft, con una fabbrica di 90 operai, adesso abbiamo già raddoppiato i volumi di prodotto e l'occupazione.
In Egitto e in Cina producete solo per i mercati locali?
No. Partiamo da queste aree per vendere prodotti che, ai costi italiani, sarebbero fuori mercato. Pensi che abbiamo recuperato il ricco mercato arabo, un nostro fiore all'occhiello negli anni Settanta.
Proviamo a fare qualche conto con il fatturato: quale quota sarà interamente prodotta all'estero?
Tra il 60 e il 70% della produzione tessile: questi sono i programmi per il futuro.
Estratto da Economy del 13/06/05 a cura di Pambianconews