Qualità più alta del “made in China”, prezzi più bassi del “made in Italy”. Così, nelle parole del ministro dell'Industria e commercio, Luiz Fernando Furlan, il “made in Brazil” cerca di posizionarsi sui mercati mondiali. Il viaggio del presidente Luiz Inacio Lula da Silva in Cina, iniziato nel fine settimana, con il suo seguito di oltre 400 imprenditori e operatori economici, è il segno più evidente del ruolo che la maggiore economia latino-americana vuole conquistarsi negli scambi internazionali. Magari aggirando le difficoltà di penetrare i mercati dei Paesi industrializzati per puntare su quelli emergenti: il viaggio di Lula in Cina fa seguito ad altri nei Paesi arabi e in India.
Favorito dalla forte svalutazione del real e dalla insaziabile domanda dei Paesi asiatici per le sue materie prime, il Brasile esporterà quest'anno beni per 83 miliardi di dollari, secondo le stime più recenti del Governo, il doppio rispetto alla fine degli anni 90. Ma l'offerta si sta diversificando rispetto alle commodities tradizionali, tanto da includere prodotti diversi come i jet della Embraer, oggi il quarto produttore del mondo, che ha creato una joint venture per costruire aerei in Cina, cosmetici, acciaio (la Cina è già oggi il più importante mercato per i prodotto siderurgici brasiliani), scarpe (le infradito Havajanas sono una moda che è ormai dilagata ben lontano dalle spiagge di Ipanema e Copacabana), mobili.
Con il suo viaggio in Cina Lula spera, oltre che di rinsaldare l'accordo per la difesa di interesse comuni come è avvenuto nel negoziato commerciale del Wto, dove i due Paesi, insieme all'India e al Sudafrica, hanno assunto la leadership dello schieramento dei Paesi emergenti, di stimolare investimenti cinesi in Brasile, soprattutto nel campo delle infrastrutture: il Governo prevede che gli investimenti diretti cinesi nell'economia brasiliana nei prossimi tre anni possano ammontare a 5 miliardi di dollari. Una cifra significativa di fronte al rallentamento dei flussi da parte degli investitori tradizionali come gli Stati Uniti e alcuni Paesi europei.
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Estratto da Il Sole 24 Ore del 25/05/04 a cura di Pambianconews