Conflitti e crisi dell'economia non arrestano la marcia verso Est della grande carovana del lusso. Pochi sono i grandi nomi che non resistono al richiamo di quei giganteschi mercati che, come la Cina e la Russia, si sono risvegliati dal comunismo. In prima linea Lvmh, il numero uno mondiale del lusso, che prosegue nella sua strategia di crescita dei marchi di maggior prestigio, a partire da Louis Vuitton che non ha mai smesso di tirare anche negli anni più difficili.
Il pellettiere francese, già fornitore di valigie per lo zar Nicola II, ha aperto così il suo primo negozio a Mosca e progetta l'apertura di tre negozi in Cina, tra cui un global store di 1.500 metri quadrati a Pechino e un altro a Shangai. Vuitton è già presente in città secondarie come Shengdu, Harin o Shenzehn. La Cina è un mercato con 1,4 miliardi di abitanti e un'economia che cresce al ritmo del 7-8%, spiegano da Lvmh per giustificare la decisione di un attacco in piena regola nel Paese della grande muraglia. Vuitton ha anche deciso di non trascurare l'altro grande mercato mondiale, quello indiano. Il debutto è avvenuto in grande stile il mese scorso a Nuova Delhi, e ora Vuitton sta valutando l'apertura di un negozio anche a Mumbay (l'ex Bombay).
La grande offensiva ad Oriente non implica però la riduzione degli investimenti nei mercati occidentali. Sarà infatti New York ad ospitare nel 2004 il più grande negozio di Vuitton nel mondo. Anche Christian Dior, altro grande marchio del gruppo guidato da Bernard Arnault, ha in programma l'apertura di una decina di negozi nel mondo, dopo essere tornato sul mercato giapponese.
Estratto da Finanza & Mercati del 22/04/03 a cura di Pambianconews