Dopo un vasto rigiro di pacchetti azionari tra Italia e Lussemburgo e la firma di due patti di sindacato si è chiuso il riassetto societario del gruppo Limoni di Bologna, presieduto da Piofrancesco Borghetti, prima catena di settore con 180 profumerie dirette e 210 milioni di ricavi. Obiettivo? Preparare l’uscita dei partner finanziari Interbanca e IntesaBci, che avverrà al momento della quotazione in Borsa nella primavera 2003.
Non per caso, le danze dei pacchetti societari sono state aperte dalle due banche milanesi che sono entrate direttamente nella Limoni, comprando, rispettivamente, il 10% e l’8,5%. A vendere è stata la Sight, holding di secondo livello, a sua volta controllata dall’altra lussemburghese Scent con cui si è appena fusa. Nello stesso tempo Interbanca e IntesaBci sono uscite dalla Scent, vendendo le loro quote alla De Agostini e all’imprenditrice Isabella Seragnoli. Ultima mossa: l’uscita delle stesse De Agostini e Seragnoli dalla Sight prima dell’incorporazione nella Scent.
Ciò che conta è comunque il risultato finale. I partner stabili di Borghetti si sono raccolti tutti nella holding di primo livello, la Scent, la stessa che controlla in Germania anche Marbert (profumerie) e Jean Pascale (abbigliamento giovane). Mentre le due banche sono scese nel libro soci Limoni, pronte a uscire con l’opv.