Il leader mondiale del lusso Lvmh, lasciatosi alle spalle la stagione delle grandi acquisizioni, ha deciso di fare pulizia nelle sue partecipazioni, di ricentrare la missione dei suoi principali marchi, di focalizzarsi sul core-business e di cedere le attività non strategiche. Un lavoro impegnativo, affidato a metà dello scorso anno al direttore generale Antonio Belloni, iniziato nel 2001 ma che si ultimerà non prima di qualche esercizio.
Del resto il patron Bernard Arnault, in un esercizio particolarmente difficile come quello appena terminato, si è accorto che a reggere bene nella tormenta sono stati proprio i business storici, marchi come Vuitton, Christian Dior, Hennessy e Moet & Chandon. Tant'è vero che l'utile operativo, caduto del 20% da 1,96 a 1,56 miliardi di euro, avrebbe evidenziato una modesta progressione se non avesse dovuto sopportare il peso negativo della distribuzione (Dfs e Sephora), con una perdita operativa di circa 200 milioni di euro, e quello della casa d'aste Phillips.
Il 2001 si è chiuso con un utile netto di 10 milioni di euro, in calo dai 722 milioni nel 2000, su un giro d'affari cresciuto del 6% a 12,23 miliardi. Lvmh ha deciso di fare pulizia nei conti passando a bilancio accantonamenti straordinari per 446 milioni di euro per la ristrutturazione di Dfs (215 milioni) e di Sephora (143 milioni), svalutazioni di partecipazioni per 144 milioni di euro e altre poste per 189 milioni, relativi alla cessione del controllo nella Phillips.