Futuro incerto per l'industria calzaturiera italiana all'alba del 2002. I protagonisti del settore, riuniti in questi giorni alla Fiera di Bologna per Fashion shoe, nutrono infatti diverse preoccupazioni, a partire dalla perdita di quote di export negli Usa.
«Gli operatori, dice Antonio Brotini, presidente Anci, ritengono che almeno il primo semestre non sarà brillante». Le aspettative sono al di sotto dei valori raggiunti lo scorso anno. Il portafoglio ordini delle aziende, tra settembre e novembre, mostrava infatti segnali asimmetrici: in crescita quello interno (+4% i volumi) in calo quello estero, assai più rilevante per i conti del settore, -1,7% l'Europa, -11% gli Usa.
Sulla situazione, come prevedibile, hanno inciso molto negativamente gli attentati terroristici di New York e Washington. Nel solo mese di settembre 2001, rispetto allo stesso periodo 2000, il calo di export verso gli Stati Uniti è stato del 16,3% in quantità (-6% nei primi otto mesi) e del 3,1% in valore. E l'onda economica negativa si è estesa ben oltre il Nord America, visto che l'export, a settembre, è calato nel complesso dell'11,5% come quantità, benché sia cresciuto del 2,29% come valore.
Fra i mercati emergenti il settore, nel suo complesso, sta guardando con attenzione anche alla Cina, dove l'Anci ha in programma due work shop entro l'anno. «Dopo l'ingresso nel Wto e grazie ai nuovi rapporti con gli Usa sottolinea Brotini, la Cina sta diventando un mercato molto interessante, dove si respira, una grande voglia di lusso. E' un paese dalle enormi potenzialità, una concreta speranza». Nei primi nove mesi la crescita è stata modesta nei volumi (+1,9%), ma sostenuta nei valori (4,5%). L'export è cresciuto dell'1,7% in quantità e del 13,5% in valore. Sono stati esportati 282,9 milioni di paia per un valore di 5.651 milioni di euro.
sintesi dell'articolo di Maria Teresa Scorzoni a cura di Pambianconews