La strategia delle aggregazioni fa crescere i fatturati, ma riduce la redditività. Questo è in sintesi il risultato di un'analisi condotta da Pambianco Strategie di Impresa sull'andamento semestrale delle aziende italiane della fashion industry quotate alla borsa di Milano (a eccezione di Gucci quotata a New York e Amsterdam e De Rigo presente nel listino di Wall Street) e su alcuni importanti titoli europei.
Nel primo semestre 2001 il fatturato globale totalizzato su un campione di 20 società italiane ha infatti registrato una crescita del 17%, passando dai 5,944 miliardi di euro, realizzati nei primi sei mesi del 2000, ai 6,953 miliardi di euro.
Il margine operativo invece è sceso dal 13,2% nel 2000 al 12,1% del 2001, mentre l'utile netto è calato di 2,2 punti percentuali, passando dal 9,9 al 7,7%. Nella top ten delle aziende che hanno mostrato il tasso di crescita più elevato occupa la prima posizione Mariella Burani fashion group con un incremento dei ricavi pari al 58,7%. Al secondo e terzo posto invece ci sono Safilo e Finpart rispettivamente con un incremento del 38,4 e 37,8%, mentre chiude la classifica It holding con il 21,4%.
«La crescita dei fatturati», ha detto Carlo Pambianco, «è stata realizzata essenzialmente grazie alle aggregazioni. Le uniche società che sono riuscite, senza far ricorso a operazioni di acquisizione, a mantenere un certo livello di incremento delle vendite sono Bulgari (+31,9%) e Tod's (26,7%)».
Ad abbassare la redditività e i profitti delle holding multibrand sono stati i cospicui investimenti per lo sviluppo e il rilancio dei marchi acquisiti. Il gioielliere romano è infatti posizionato al secondo posto nella lista delle società con maggiore redditività con il 17,2% subito dopo Luxottica, mentre Mariella Burani non rientra tra le prime dieci. L'analisi delle semestrali di alcune importanti società europee (Lvmh, Hugo Boss, Hermès ed Escada) mostra una situazione analoga a quella italiana, ma leggermente meno brillante. L'aumento dei fatturati è stato infatti pari al 13,5%, mentre gli utili netti sono scesi al 6,4% dal 7,6. A incidere negativamente sono stati i risultati di Lvmh, le cui vendite hanno registrano un +13% e i profitti solo un +4,2%.
sintesi dell'articolo di Valentina Stramare a cura di Pambianconews