“La crisi era latente anche prima della tragedia americana, quindi era prevedibile che ci fosse comunque una stasi nel nostro lavoro. Ma sarebbe sbagliato disperarsi perchè negli ultimi anni il lusso italiano ha avuto una crescita violenta, impensabile”, spiega Patrizio Bertelli, amministratore delegato del marchio Prada.
A vedere le cifre derivate dagli studi Pambianco vengono brividi di soddisfazione ma anche di pentimento. Mettendo insieme i fatturati dei sedici marchi italiani più importanti, (da Armani a Zegna) si vede che la crescita dal 1997 al 2000 è stata globalmente del 78%: in quattro anni da 11.915 miliardi ha raggiunto 21.279 miliardi. La crescita maggiore l'ha avuta Dolce & Gabbana, dell'89,91%, partendo da 89 miliardi nel'98 e raggiungendo i 321 nel 2000; Prada è passato da 1.159 miliardi nel'97 a 3.177 del 2000, Gucci da 1.660 a 4.743 miliardi.
“Se anche dovessimo indietreggiare di qualche punto, non sarebbe una tragedia”. Dice sorridendo l'amministratore delegato di Prada, che in questi anni ha rivoluzionato il familiaristico business del lusso italiano, accumulando marchi fortunati o disgregati.
C'è un futuro immediato e un futuro prossimo venturo: come saranno per la moda?” Intanto le aziende italiane hanno già venduto a luglio almeno il 70%della produzione, quindi per ora c'è una certa tranquillità . Poi dovremo controllare i costi per offrire prezzi più interessanti anche per il lusso. Proprio per lo stato generale di incertezza la gente pur non smettendo di spendere, vorrà spendere meno, sarà più parsimoniosa, avrà un atteggiamento meno dissoluto rispetto allo spreco, capitalizzerà in cose più solide della moda o della new economy….Se non ci aspettiamo altri terribili baratri, tra sei mesi tutto tornerà come prima”.