I cittadini parlano, l’industria della moda ascolta. Sono 107mila i francesi che nell’arco di otto settimane hanno partecipato alla consultazione cittadina indetta lo scorso settembre dall’associazione Paris good fashion, label sotto la quale si è riunito un collettivo di più di cinquanta aziende, tra cui Galeries Lafayette, La Redoute, Etam, Petit Bateau e Vestiaire collective, con il partenariato del comune di Parigi e del ministero della Transizione ecologica. L’obiettivo? Identificare le idee e le aspettative dei consumatori al fine di “rendere Parigi la capitale della moda responsabile entro il 2024, anno dei Giochi Olimpici”, ha dichiarato il comitato.
Secondo quanto emerso da un rapporto pubblicato nel dicembre 2020 dall’associazione Climate chance, citato nella nota, la moda sarebbe infatti responsabile del 4% delle emissioni mondiali di gas serra (pari a 2,1 miliardi di tonnellate) e dell’inquinamento del 25% delle acque mondiali.
Le oltre 3mila proposte ricevute dagli organizzatori riguardando dunque il riciclaggio e il second-hand (25%), la rilocalizzazione della produzione (20%), i tessuti e i processi di fabbricazione (18%), la trasparenza della comunicazione al consumatore (15%) o ancora gli imballaggi (10%) e le condizioni di lavoro (4%). Indicazioni che si tradurranno entro il 2024 in dodici impegni concreti, spaziando dall’allestimento di punti di raccolta di vestiti e scarpe usati per dar loro nuova vita, all’utilizzo di almeno 50% di cotone biologico o riciclato, dalla creazione, con il sostegno del comune di Parigi, di un nuovo canale per il recupero di grucce e sacchetti di plastica alle formazione del personale di vendita affinché possa trasmettere informazioni chiare sulla sostenibilità, fino a un controllo più attento delle condizioni di lavoro nelle aziende tessili.
“Per accelerare la transizione ecologica, tutti devono essere coinvolti, cittadini, imprese, autorità – ha affermato Sylvie Benard, presidente di Paris good fashion -. Questa consultazione attesta la maturità dei consumatori, il loro desiderio di procedere più spediti e il loro attaccamento alla moda francese. Chiedono ai marchi di fare ancora di più. Si tratta di una formidabile sfida collettiva che i membri di Paris good fashion voglio accettare”.