Sulla Gran Bretagna pende la spada di Damocle di una maxi ingiunzione da pagare all’Unione Europea. Due miliardi di euro come risarcimento di una frode massiccia che ha permesso l’arrivo di merci cinesi ultra-economiche in Europa, favorendo così i prodotti della moda orientale rispetto a quelli europei. L’indagine è stata chiusa ieri dall’Olaf, l’ufficio antifrode europeo. La frode riguarda sostanzialmente il tessile e le calzature cinesi entrate sottocosto in Europa attraverso la Gran Bretagna e poi smistate in tutto il continente a prezzi stracciati. Per la Cina, far entrare le merci attraverso la Gran Bretagna rappresenta un risparmio non indifferente in termini di dazi al chilo. Secondo quanto riportato da Repubblica, l’Inghilterra fa pagare 90 centesimi al chilo nel caso, per esempio, dei pantaloni da donna contro i 18 euro al chilo dell’Italia, i 16 della Francia e i 17 della Germania. Così la Gran Bretagna è diventata nel giro di pochi anni la porta d’ingresso della manifattura del Dragone nel Vecchio Continente. Dalle frontiere del Regno Unito, quattro anni fa passavano 325 milioni di chili di merce, il 36% dell’export totale cinese di abbigliamento e calzature in Europa mentre nel 2016 il totale è salito a quota 646 milioni di chili, il 79% dell’export cinese. Secondo il quotidiano, l’ingiunzione non potrà essere aggirata perché la Commissione europea può scalare subito i soldi dai fondi Ue destinati al Regno Unito.