Dopo anni di delocalizzazione produttiva in Asia, ora inizia il trend opposto. E gli asiatici andranno a produrre negli Stati Uniti. Secondo quanto riportato dalla stampa della Greater China, diversi importanti produttori tessili dell’isola di Taiwan si stanno attrezzando per spostare parte della manifattura o aprire magazzini entro i confini a stelle e strisce, rispondendo indirettamente alla chiamata del neo presidente americano, Donald Trump, sul ritorno della produzione made in Usa. Dietro alla strategia ci sarebbero le preoccupazioni del governo di Taiwan sulle misure protezionistiche annunciate da Trump stesso, dal momento che il nordamerica rappresenta uno dei principali bacini di riferimento per le esportazioni dei prodotti tessili di Taipei. Tra le aziende asiatiche che hanno già comunicato le loro intenzioni sul fronte statunitense ci sono Everest Textile Co, Makalot Industrial Co e Li Peng Enterprise Co. La prima, una filiale del Gruppo Orientale Far, ha acquistato un impianto in North Carolina che dovrebbe realizzare sia tessuti sia capi di abbigliamento, e prevede di avviare la produzione a metà marzo. Makalot Industrial Co sta conducendo una serie di studi di fattibilità per istituire un impianto negli Stati Uniti, mentre sono in valutazione eventuali stabilimenti anche nella Repubblica Dominicana e Haiti. Il più grande produttore di chip e filati di nylon di Taiwan, Li Peng Enterprise sta progettando di aprire un magazzino negli Stati Uniti, dove immagazzinerà i propri prodotti fabbricati in Taiwan e altri Paesi del Sudest asiatico e che andrà a soddisfare principalmente il mercato degli Stati Uniti.