Tutti guardano alla superficie. Ma cosa si sta muovendo, dietro? Il web e i social stanno catturando l’attenzione, ma nella parte ‘a monte’ della filiera (tessuti, filati, pelle), quella non visibile al mercato e ai media, che tipo di partita si sta giocando? I concetti di operations e di filiera intelligente sono stati menzionati da diversi protagonisti del convegno Pambianco Deutsche Bank dello scorso 10 novembre. Aprendo una riflessione da non sottovalutare nel futuro. Oggi, il dibattito è ancora molto concentrato sul see now-buy now (snbn), ovvero sull’opportunità di ridurre progressivamente a zero i tempi che passano tra la passerella delle collezioni, e la vendita. Questa immediatezza, di fatto, annulla il percorso che da decenni regola lo sviluppo del lusso, impostato su tempi di creazione identificati con le stagioni, fasi di confronto e di pre-ordini, per arrivare quindi ai momenti decisivi in cui il risultato della ‘catena’ di valore viene svelato. Il sistema girava in modo uniforme su questi passaggi. In particolare, la filiera a monte lavorava per stagioni, e il pubblico finale era ‘educato’ ad attenderli e rispettarli. Di fronte a questa rivoluzione del ‘tempo zero’, il presidente di Camera nazionale della moda Carlo Capasa ha evidenziato, in modo lucido, come il snbn possa essere un pericolo per la creatività della filiera. Ed è un timore che diversi imprenditori hanno condiviso. Tuttavia, occorre ragionare su un dato di fatto: oggi, le collezioni di base sono diventate sei, otto per chi fa anche couture (senza contare le proposte-flash e le capsule). E tutte cercano visibilità. Per prendere solo l’ultimo esempio, di qualche settimana fa, Valentino ha annunciato di aggregarsi al drappello di griffe che fanno sfilare anche le pre-collezioni. Attualmente, sono cinque nomi importanti, ma tutto fa pensare che la tendenza convincerà un numero progressivo di marchi. Per giunta, queste pre-collezioni, che si dice rappresentino quote ormai insostituibili di fatturato, sfileranno seguendo i mercati (e non più il contrario) con tempi e location variabili. Ebbene, per la filiera del prodotto, questo scenario rappresenta già un ‘continuum’. Non c’è più soluzione di continuità. Tanto che il rapporto di lavoro, raccontano le imprese a monte di abbigliamento e pelletteria, non è più organizzato per stagioni, bensì per clienti. Questo significa che la partita vera del snbn, per i fornitori, è già iniziata da un pezzo. E l’impressione è che la filiera italiana, sempre sottovoce e sempre dietro le quinte, sia riuscita a guadagnare posizioni assai più avanzate di quanto si creda. Del resto, le stesse griffe che si dicono contrarie o indifferenti al snbn, sono alla ricerca di operations che consentano la ‘connessione continua’ lungo l’intera filiera. Insomma, lo si chiami come si vuole, ma il ‘tempo zero’ è già qui.
David Pambianco