Brillano ancora i margini di Hermès , ma le nebbie sulla crescita futura spengono il titolo in Borsa. Il gruppo ha archiviato il primo semestre del 2016 con un utile netto di 545 milioni di euro, in crescita del 13%, e un utile operativo di 827 milioni, pari al 33,9% delle vendite, in progressione dell’11 per cento. A renderlo noto è la stessa maison francese, che lo scorso luglio ha diffuso i dati relativi al turnover semestrale, registrando un +6% a quota 2,4 miliardi di euro.
Positiva la performance in tutte le aree geografiche presidiate dalla griffe guidata da Axel Dumas, con il Giappone a +10%, l’America a +8%, così come l’Europa, e l’Asia (escluso il Giappone) a +5 per cento. Per quanto riguarda, invece, i diversi segmenti dell’offerta produttiva, trainanti si confermano i leather goods e la selleria, a +16%, mentre le divisioni ready-to-wear e accessori e prodotti tessili hanno perso, rispettivamente, il 2% e il 7 per cento. Incremento, infine, anche per la divisione profumi (+4%) e per gli orologi (+1%).
Al momento della pubblicazione dei dati di vendita, negli scorsi mesi, Hermès aveva stimato, per l’intero esercizio fiscale, una crescita dell’8% (contro il +10% stimato nel biennio scorso). In occasione della conference call, il CEO della maison di rue du Faubourg Saint-Honoré ha precisato che “alla luce delle attuali incertezze valutarie l’azienda preferisce non fornire più una guidance precisa” (il margine operativo dell’intero 2016 è atteso “in lieve rialzo rispetto al 2015”) , affermazione interpretata dagli analisti di Reuters come spia di una normalizzazione della crescita nel medio termine. In mattinata il titolo di Hermès perdeva quasi 7 punti percentuali alla Borsa di Parigi.