La concia italiana nel 2015 ha sofferto, ma ha saputo limitare i danni. È il dato emerso dall’assemblea di Unic – Unione nazionale industria conciaria, tenutasi ieri a Milano. Il settore ha chiuso l’anno con un calo contenuto del valore della produzione (-2% a 5,2 miliardi di euro). Le esportazioni hanno pesato per il 77% del fatturato complessivo, pari a 4 miliardi di euro. Sul segno meno hanno influito soprattutto il rallentamento della fascia lusso e la minaccia terroristica. “Il momento non è dei più facili, la frenata si è sentita e si sente, l’auspicio è che il 2016 si chiuda almeno stessi livelli del 2015”, ha detto il presidente dell’associazione, Gianni Russo. Grossa attenzione alla sostenibilità, “che deve diventare un collante tra associazione e aziende, in particolare in relazione allo sviluppo del progetto CleAr, tavolo che affronta la gestione delle analisi dei pellami e che sta coinvolgendo le più importanti griffe del lusso, mirando a tracciare un percorso comune per definire un protocollo di regole valide per tutti che limiti qualsiasi arbitrarietà da parte dei laboratori”.