Al via oggi a Firenze l’edizione numero 90 di Pitti Immagine Uomo, in calendario fino a venerdì 17 giugno con le proposte P/E 2017 di 1.219 brand, dei quali 536 provenienti dall’estero (il 44% del totale). La precedente edizione estiva, quella tra il 16 e il 19 giugno 2015, era partita con 1.178 marchi (a gennaio 2016, invece, erano già stati superati i 1.200 marchi). Più di 20mila i compratori attesi, dei quali 8.200 buyer esteri. Alla cerimonia di inaugurazione del salone hanno preso parte il neo ministro del Mise Carlo Calenda e il sottosegretario Ivan Scalfarotto.
Con il tema Pitti Lucky Numbers, la manifestazione scommette sui numeri: sulle loro qualità estetiche, grafiche, simboliche, nella moda e oltre la moda. Molti gli eventi speciali in programma, dall’inaugurazione della mostra Karl Lagerfeld – Visions of Fashion a Palazzo Pitti, exhibition curata da Eric Pfrunder e Gerhard Steidl che per la prima volta ripercorre la carriera fotografica dello stilista tedesco, alla sfilata della P/E 2017 di Raf Simons insieme a un progetto speciale realizzato appositamente per Pitti Uomo 90, passando dal lancio della prima capsule di moda uomo di Fausto Puglisi.
Nel 2015 la moda maschile italiana ha generato un turnover di 8,9 miliardi di euro, in crescita dell’1,4 per cento. “Con riferimento ai singoli micro-comparti qui esaminati – si legge nella nota ufficiale diffusa da Pitti Immagine Uomo secondo dati di Sistema Moda Italia – chiudono il 2015 con un incremento sopra media sia la maglieria sia la camiceria maschile (superando entrambe il 3%), mentre l’abbigliamento mostra una crescita prossima all’1 per cento. Di contro, si rilevano flessioni del turnover complessivo sia per la cravatteria sia per la confezione in pelle, in arretramento anche oltreconfine a differenza degli altri comparti”. Le esportazioni di settore, a +2,3%, hanno superato i 5,6 miliardi di euro, mentre il sell-out domestico ha registrato una flessione del 3,4 per cento. “Con riferimento agli sbocchi commerciali – sempre secondo il comunicato ufficiale – si sottolinea come sia le aree Ue sia quelle extra-Ue siano state favorevoli al comparto, pur crescendo rispettivamente del +3,9% e di un più modesto +0,8 per cento. Il mercato Ue si conferma, pertanto, il maggior acquirente, con una quota del 52,6% sull’export totale di settore”.
Come anticipato dai dati relativi al gennaio-febbraio, per la moda maschile italiana il 2016 si è aperto con un passo indietro: sia l’import sia l’export mostrano, infatti, un decremento rispetto al primo trimestre 2015, rispettivamente pari al -2,5% e al -3,5 per cento. Nello specifico la confezione ha perso 3,5 punti percentuali, mentre la camiceria e le cravatte hanno perso, rispettivamente, l’11,5% e il 9,7 per cento. Fa eccezione la maglieria, il cui export resta in crescita, segnando un +1,7 per cento. Per quanto riguarda i principali sbocchi geografici, sia le vendite nei mercati Ue sia quelle extra-Ue hanno registrato un calo: le prime dell’1,8%, le seconde del -5,5 per cento. In crescita Germania (+2,1%) e Spagna (+3,9%), mentre perdono terreno Russia (-20%), Stati Uniti (-9,5%), Regno Unito (-7,4%), Francia (-5,0%) e Svizzera (-4,5%). Hong Kong resta stabile (+0,1%), così come il Giappone (-0,1%) mentre cresce l’export di menswear in Cina (+3,2%).