Ispirato dal Giappone, cresciuto in Inghilterra, affermato nel mondo. A 13 anni dalle magliette con ideogrammi, il marchio ha moltiplicato linee e negozi, è entrato in Borsa e ha acquisito partner. Divenendo un simbolo britannico.
Nato da un’ispirazione durante un viaggio a Tokyo, Superdry è diventato un simbolo della moda di Sua Maestà britannica. Era il 2003 quando, di ritorno dalla capitale nipponica, Julian Dunkerton (brand & product director) e James Holder (brand & design director) si misero a tavolino per disegnare magliette con ideogrammi e richiami alle città del Sol Levante. Entrambi avevano precedenti esperienze nel fashion retail: Julian aveva fondato il marchio di moda Cult nel 1985, iniziando da una bancarella nel mercato di Cheltenham e facendo crescere il business fino al successo con negozi multibrand attraverso il Regno Unito. James aveva creato il marchio Bench nel 1992, divenuto poi il brand britannico per eccellenza dell’abbigliamento skater. Venduto in più di 100 Paesi nel mondo, oggi Superdry fa capo a Supergroup (quotato nel 2010 alla Borsa di Londra) e, con un fatturato di 486 milioni di sterline, rappresenta una vera storia di successo per la moda del Regno Unito. Grazie anche all’appoggio ricevuto da personaggi famosi, primo fra tutti David Beckam che ha fatto diventare la maglietta con la scritta Osaka 6 un vero e proprio cult. “Superdry – ha dichiarato a Pambianco Magazine James Holder incontrato a Firenze in occasione di Pitti Immagine Uomo – si è evoluto da brand inglese a marchio globale lifestyle in un tempo brevissimo”.
Come si è evoluto il prodotto dopo le prime t-shirt?
La collezione iniziale era formata da cinque t-shirt che includevano quella ‘famosa’ con la scritta Osaka 6 indossata da David Beckham. Oggi, è cresciuto fino a diventare una serie di collezioni stagionali comprendenti migliaia di capi e più di 500 tipi di loghi distintivi. Le collezioni del brand sono vendute attraverso più di 400 punti vendita in Europa, Asia, Usa e Canada. Sebbene le radici dell’azienda affondino nella grafica giapponese e nell’abbigliamento sportivo vintage americano, Superdry ha saputo diventare un marchio globale che esprime lo stile di vita britannico.
Un percorso notevole. Quale è stata la prima svolta?
Abbiamo lanciato Superdry per colmare un vuoto nel mercato e, dopo il successo delle collezioni da uomo, nel 2005 abbiamo deciso di lanciare la nostra prima collezione di moda donna che oggi comprende abbigliamento esterno, capi in jeans e tagli sartoriali moderni, oltre a maglieria elegante e abiti squisitamente femminili.
Ma il balzo è arrivato qualche anno più tardi.
Sì, nel 2010, quando le vendite della nostra classica giacca a vento hanno superato il milione, e, inoltre, il Supergroup si è quotato alla Borsa di Londra. Poi l’introduzione di profumi, di occhiali e orologi ha trasformato Superdry in un vero e proprio lifestyle brand.
Avete scommesso sulla diversificazione?
Nel 2011 abbiamo collaborato con la celebre casa automobilistica britannica Morgan Motor, che ha dato origine a una serie di auto sportive in edizione limitata. E, ancora, sempre nello stesso anno, abbiamo presentato, attraverso una sfilata alla London Collections Men, una collezione creata in collaborazione con il maestro della sartoria contemporanea Timothy Everest. Infine, nella stagione A/I 2014 è stata lanciata la collezione Superdry Snow, una linea di abbigliamento tecnico ad alte prestazioni per lo sci e lo snowboard.
A quale consumatore vi rivolgete?
Sin dalla fondazione, abbiamo avuto come obiettivo i giovani appassionati di moda, creando capi con disegni freschi, innovativi, abbordabili nel prezzo, ma di qualità premium, unendo molti accessori e cosmetici. In aggiunta alla nostra forte presenza nei giovani, abbiamo incontrato sempre di più il gusto di età diverse, con lo sviluppo ad hoc di collezioni sempre più ricercate.
Come si è sviluppata la distribuzione?
Abbiamo aperto il primo flagship store a Londra, in Regent’s Street, alla fine del 2011 e oggi abbiamo circa 100 negozi monomarca nel Regno Unito e 66 nel resto d’Europa. A questi vanno aggiunte 169 concessioni in Europa e altri 234 negozi in franchising. Poi, a marzo 2015 abbiamo acquisito il nostro partner americano con 15 negozi monomarca, 250 dipendenti e un fatturato di circa 36 milioni di dollari.
Parliamo di numeri di bilancio…
Nell’anno 2014-2015 abbiamo registrato un aumento del fatturato del 12,9% a 486,6 milioni di sterline e una crescita dei profitti del 2% a 63,2 milioni di sterline. In seguito alla nomina a CEO di Euan Sutherland, nell’ottobre 2014, abbiamo definito un nuovo piano strategico a lungo termine. Il progetto punta a ottenere un’espansione considerevole nel territorio di Stati Uniti, Canada e Messico entro il 2020. Nel luglio 2015, abbiamo annunciato l’avvio di una joint venture in Cina, in collaborazione con il celebre retailer cinese Trendy International, che ci offre una solida piattaforma per fare il nostro ingresso nel mercato cinese.
Quali novità avete presentato Pitti Uomo?
A Firenze abbiamo presentato la seconda collezione della Superdry Snow Collection, con calde giacche doposci in linea con le tendenze più attuali, e una proposta completa di outerwear in resistente tessuto hi-tech. Inoltre, la vera e propria novità è stata la prima collezione di abbigliamento sportivo maschile con tessuti tecnici traspiranti nei colori più alla moda, zip con nastri in tessuto riflettente e cerniere gommate con logo, per un look sportivo e trendy con performance professionali.
E poi anche la collezione Idris Elba + Superdry?
Questa collezione, creata insieme all’attore vincitore di un Golden Globe, celebra il meglio dello stile inglese. Il caratteristico urban style di Elba, pratico e alla moda, si riconosce in tutta la collezione, i cui capi di punta hanno nomi che riflettono il percorso personale dell’attore.
di Chiara Dainese