L’Asia pesa sui conti di Prada. Nel primo semestre dell’anno, la maison guidata da Patrizio Bertelli ha fatto segnare un giro d’affari pari a 1,8 miliardi di euro (+4%), ma ha registrato profitti in flessione del 23% a 188,6 milioni. Anche l’ebitda ha chiuso con segno meno, a 440 milioni (-10,7% sullo stesso periodo dello scorso anno), mentre l’ebit è raddoppiato da 11% a 20,3 per cento.
Il risultato, migliore di quanto prospettato dagli analisti, che avevano previsto 175 milioni di utili, è stato influenzato soprattutto dalla discesa dell’Asia (in calo dell’1%, ma del 17% a cambi costanti), su cui pesa particolarmente la performance negativa della Greater China, che scivola del 5% (e del 23% a parità di cambi). Buoni, per contro, i risultati dell’Europa, che chiude il periodo in crescita del 12 per cento. A livello di canali, non hanno brillato né il retail, che cresce dell’8% a cambi correnti, ma cala del 3% a parità di cambi, né il wholesale, in flessione del 14 per cento.
Analizzando i singoli brand del gruppo, le migliori performance sono state quelle di Miu Miu e Church’s, entrambi in crescita del 19%, seguiti da Prada, in salita del 5 per cento. Car Shoe resta stabile a livello di fatturato.
“Difficile ricordare un periodo con una maggiore imprevedibilità, sia per quanto riguarda l’andamento dei mercati finanziari sia per le reazioni dei mercati finanziari sia per le reazioni dell’economia reale e dei consumatori nei vari Paesi”, ha commentato in conference call il CFO Donatello Galli. “Per questo non mi sento di fare previsioni sull’intero esercizio”. E Bertelli sottolinea: “L’obiettivo è tornare quanto prima ai livelli di ebitda del 2012 e 2013”. Per raggiungere lo scopo, ha spiegato il numero uno del gruppo, si cercheranno di abbattere i costi e alzare i price point: “Le nuove borse Prada costeranno tutte oltre 1.500 euro e ci sarà una particolare enfasi sui prodotti intorno ai 2mila”. A Hong Kong oggi il titolo faceva segnare una crescita con punte del 3 per cento.