Benetton Group contribuirà con 1,1 milioni di dollari al Rana Plaza Trust Fund, raddoppiando l’importo consigliato in una valutazione indipendente da parte di Pricewaterhousecoopers (PwC), società alla quale il gruppo di Ponzano Veneto aveva affidato il calcolo del risarcimento. Come ha specificato l’azienda in una nota, “PwC ha basato il rapporto su una valutazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo), secondo cui l’importo del risarcimento al Rana Plaza Trust Fund dovrebbe ammontare a 30 milioni di dollari. Nella sua valutazione, PwC non ha tuttavia considerato i contributi di terze parti, per esempio il governo del Bangladesh e della Bangladesh Garment Manufacturers Exporters Association, dei sindacati e di altri. Ciò significa che, se il meccanismo adottato fosse seguito da tutti i marchi operanti al Rana Plaza, dopo i versamenti di terzi, il Fondo totale potrebbe significativamente superare i 30 milioni di dollari”.
Benetton era uno dei 29 marchi collegati a società operanti nell’edificio del Rana Plaza e, come sottolineato dal gruppo, “è stato uno dei primi firmatari dell’Accord on Fire and Building Safety che ha migliorato la sicurezza nelle fabbriche in Bangladesh subito dopo il disastro del Rana Plaza. Ora, oltre a applicare questi principi a livello mondiale, l’azienda ha anche iniziato progressivamente a collaborare con i propri fornitori per elevare gli standard di vita dei lavoratori”.
Tuttavia, sembra che la decisione della realtà veneta non abbia placato le forti polemiche levate all’indomani della tragedia in Bangladesh da parte dell’associazionismo no profit che, al contrario, non ritiene sufficiente il versamento di Benetton. La campagna internazionale Clean Clothes Campaign continua a chiedere un contributo di 5 milioni di dollari, contestando non solo l’ammontare di 1,1 milioni, ma anche il metodo di calcolo di PwC e l’approvazione da parte di Worldwide Responsible Accredited Production (Wrap), una delle principali Ong operanti nella social responsibility della catena di fornitura globale che però viene tacciata per il suo legame con l’industria.