In un contesto congiunturale gravato da molteplici complessità, la moda maschile italiana (in un’accezione che comprende il vestiario e la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle), secondo le stime elaborate da Smi e diffuse in occasione di Pitti sulla base delle indicazioni provenienti dalle indagini campionarie nonché sulla base dell’andamento congiunturale del quadro macroeconomico di riferimento, dovrebbe archiviare il 2014 in lieve crescita. Il fatturato, infatti, sperimenterebbe un incremento del +1,2%, portandosi, dunque, a poco più di 8,6 miliardi di euro. Sul risultato settoriale ha inciso ancora una volta negativamente l’arretramento della domanda interna, mentre l’export ha contribuito positivamente alle performance della moda maschile: l’incidenza del fatturato estero guadagnerebbe, del resto, quasi due punti e mezzo in un anno, salendo al 64,2%.
Secondo le prime stime relative alla filiera Tessile-Moda nel suo complesso, nel primo semestre del 2015 dovrebbe protrarsi il trend positivo sperimentato nel corso del 2014. Anche per la moda uomo, sulla base delle rilevazioni campionarie condotte da Smi, il 2015 sembra aprirsi con un certo favore. Se si considerano gli ordini per la prossima P/E 2015, pur parziali al momento della raccolta dati ultimata da Smi lo scorso novembre, si riscontra una crescita non solo da parte della clientela estera (+8,5%), ma anche un ritorno in area positiva sul fronte nazionale (+2,3%). Se il 50% delle aziende del panel operanti nella moda maschile, interrogate sulle aspettative a breve, propende per una “stabilità” delle condizioni congiunturali sperimentate nel corso del 2014, un discreto 30% confida in un miglioramento del mercato. Il restante 20% teme, invece, un nuovo peggioramento. Così come nel caso del biennio appena trascorso, anche il 2014 si caratterizzerà per una spinta proveniente soprattutto dalle aree extra-UE, anche se non mancano finalmente indicazioni circa un possibile rasserenamento del mercato nazionale.