Mentre si trovava a Phuket, in Thailandia, Adrian Zecha ebbe l’illuminazione. Perché non costruire qualche villetta davanti al mare, tra una piantagione di cocco e l’altra, in quel paradiso ancora incontaminato?
Correva l’anno 1998, e il concetto di boutique-hotel non esisteva: nessuno aveva ancora pensato a un’alternativa ai soliti maxi alberghi da 500 stanze. Insieme a due amici, che con lui misero mano al portafogli, Zecha iniziò i lavori per quello che si può a buon diritto considerare il primo resort tanto piccolo quanto esclusivo: nacque così l’Amanpuri, il primo hotel di quella che poi sarebbe diventata la catena Amanresorts.
Ispirato all’architettura di un tempio thai, l’Amanpuri, letteralmente ‘posto di pace’ in sanscrito, era diverso da qualsiasi altro hotel non soltanto per le dimensioni: al suo interno, infatti, non c’erano né reception né lobby, e meno che meno uscieri o ascensori. Gli ospiti arrivavano nei loro appartamenti all’incirca allo stesso modo in cui avrebbero varcato la soglia della casa di vacanza di un amico parecchio ricco e con un buon gusto non indifferente. L’ambiente era intimo, la posizione al limite dell’incredibile, le intromissioni di estranei ridotte ai minimi termini a fronte, però, di comfort pari a quelli dei più grandi hotel.
In poco tempo, il resort divenne uno dei luoghi di hospitality più famosi ed esclusivi di tutta l’Asia.
Da allora, la costellazione Aman Resorts è salita a 27 ‘stelle’ di proprietà tra Asia, Europa, Nord Africa e Stati Uniti, frequentate anche dalle famiglie reali, dai vip e dai tycoon di tutto il mondo. George Clooney ha scelto la location di Venezia per il suo recente matrimonio. Lo stesso ha fatto il tennista Novak Djokovic che ha giurato fedeltà eterna nella sede montenegrina dell’Aman Sveti Stefan. E alla lista dei frequentatori ‘deluxe’ si sono aggiunti nel tempo anche Bill Gates e Mark Zuckerberg.
Gli ‘Aman junkies’, come vengono chiamati gli habitué della catena, possono scegliere tra sistemazioni molto diverse. C’è l’hotel sulla vetta delle Alpi Francesi e quello davanti alle acque limpide dell’Egeo. C’è il resort nel bel mezzo della valle dello Utah, una vera e propria oasi nel deserto, e quello sulle rive del Mekong, nella città patrimonio dell’umanità Luang Prabang.
Gli ospiti, non solo possono scegliere mete così diverse tra loro, ma una volta decisa la destinazione hanno la possibilità di accedere a esperienze piuttosto esclusive. All’Aman Grand Canal di Venezia, per esempio, possono visitare oltre l’orario di apertura il Palazzo Ducale e la torre dell’orologio di Piazza San Marco.
All’Aman Summer Palace di Pechino, hanno accesso alla porta segreta dalla quale si entra nei giardini del Palazzo d’Estate.
E, da questo mese, potranno prenotare non soltanto in location ‘selvagge’, ma anche in città: a gennaio, infatti, inaugura la prima proprietà completamente urbana del brand, l’Aman Tokyo, un santuario cittadino situato negli ultimi sei piani della Otemachi Tower. La sua apertura, neanche a dirlo, mira ancora una volta a ridefinire il concetto di lusso esclusivo.
Una decisione che probabilmente porterà il business in altre città come New York, Londra, Parigi e Singapore e che allargherà il potenziale ancora inespresso: i ricavi annuali stimati di Aman Resorts, secondo Fortune, sono di ‘soli’ 202 milioni di dollari (circa 160 milioni in euro), in considerazione delle tariffe quasi irraggiungibili (il prezzo per una notte parte dai 1.000 euro) e delle promozioni inesistenti anche in bassa stagione.
Ma, probabilmente, il business ha risentito anche dei dissidi interni che, spesso hanno portato i proprietari a occuparsi di beghe legali invece che della gestione effettiva della catena. Alla guida dei resort, infatti, si sono succeduti in un valzer di poltrone continuo, il fondatore Zecha, l’operatore indiano di real estate Dlf, l’imprenditore statunitense Omar Amanat e il magnate russo Vladislav Doronin. A seguito del palleggio di cariche e quote di maggioranza, sono in molti a credere che a perderci sia stata soltanto la catena. Che però, adesso, rilancia, e porta il lusso della giungla nel cuore della città.