E se riportare in Italia la produzione fosse la soluzione? Sembra l’uovo di Colombo per scardinare il tunnel discendente in cui il made in Italy è finito intrappolato negli ultimi anni, e dal quale fatica a liberarsi. Il convegno che Pambianco ha organizzato con Deutsche Bank lo scorso 13 novembre ha portato sotto i riflettori un tema che, ancora pochi mesi fa (quando proprio questa rivista gli dedicò un approfondito dossier), era un concetto ‘strisciante’ e poco mediatico: la rilocalizzazione. Il termine aveva una pronuncia difficile, ma rivelava presupposti solidi, tali da accendere una sorta di entusiasmo nel mondo imprenditoriale.
Forse, tale entusiasmo, a oggi, appare prematuro, perché, anche guardando le statistiche col più benevolo ottimismo, si tratta ancora di numeri piuttosto limitati, se confrontati con le dimensioni complessive del made in Italy. Tuttavia, è un entusiasmo importante, perché la rilocalizzazione viene interpretata come una politica industriale, assai più concreta delle abituali e ricorrenti promesse di sostegno all’export, talvolta motivo di trasferte luccicanti quanto estemporanee. Non a caso, Diego Della Valle, tra gli imprenditori italiani più avvezzi a occuparsi anche di cose pubbliche, dal palco del convegno Pambianco ha lanciato su questo tema una sfida al Governo: “Ci vuole una settimana di tempo per costruire una legge che consenta sconti fiscali a chi produce il 100% made in Italy. Se è sbagliato, ce lo dicano. Se abbiamo ragione, lo facciano. E in 20 minuti, tutti gli imprenditori torneranno in Italia”.
Al di là della sua fattibilità economico-finanziaria, la proposta riflette la consapevolezza del sistema di avere le risorse per cambiare marcia e modello. La rilocalizzazione potrà anche apparire l’uovo di Colombo, ma, attorno all’idea del ‘ritorno a casa’, il made in Italy potrebbe non solo riprendere a investire su una filiera unica al mondo, ma anche ritrovare una forza di sistema finora sconosciuta nei rapporti con la politica. Per giunta, una forza basata, dopo anni di fuga all’estero, su un ritrovato orgoglio di fare impresa nel proprio Paese.
David Pambianco