Ǝ(*) un mondo virtuale in cui informazione, estetica e matematica si intrecciano in modi potenzialmente ∞(**). In quel luogo bidimensionale, Ɇ(***) la certezza dell’oggettività, ma in termini probabilistici è ciò che più si avvicina alla verità, se a confrontarcisi è un cervello logico. E’ il mondo dell’infografica, un nuovo modo di fare informazione traducendo i dati in immagini, comprensibili e facilmente interpretabili dal pubblico.
La visualizzazione, ovvero la presentazione grafica di informazioni, sta diventando un importante strumento di comunicazione. E si può capire perché. “Un’epoca caratterizzata dall’espansione inarrestabile dei dati – spiega Alberto Cairo, docente alla School of Communication della University of Miami, dove dirige il programma di visualizzazione del Center for Computational Science – richiede strumenti che permettano di controllarli. L’essere umano non è in grado di estrarre modelli e tendenze significative da una notazione simbolica, come sono i numeri o le parole. Siamo molto più bravi a farlo quando le informazioni sono riportate in grafici, tabelle, mappe e diagrammi.”
I software per realizzare visualizzazioni stanno diventando sempre più economici e facili da usare, e questo attira un numero crescente di persone con diverse competenze: designer, analisti, statisti, scienziati e, non ultimi, i giornalisti che ne stanno facendo sempre più largo uso aprendo la professione a quello che viene definito ‘data journalism‘. L’immediatezza ne denota la comunicazione, la novità è che sta assurgendo ad ‘arte’. “Un’arte funzionale che unisce una piacevole resa estetica alla missione informativa – la definisce Cairo – che va incontro al giornalista sommerso di informazioni e quindi obbligato a selezionarne una minima parte da veicolare al pubblico. L’infografica è l’umanistica che si fà digitale e che richiede un approccio analitico ai dati”.
Le ‘mappe del sapere’ (dal titolo della mostra dedicata ai ‘visual data’ e realizzata da la Lettura e dalla Fondazione Corriere della Sera in collaborazione con la Triennale di Milano) in equilibrio tra bellezza estetica, ricerca di complessità ed esigenze di comunicazione, raccontano il nostro tempo. “Le buone visualizzazioni di informazioni – prosegue Cairo – sono come la statistica e il metodo scientifico, sono stati perfezionati per consentirci di guardare oltre quel che normalmente vediamo. I loro autori devono smettere di pensare di essere artisti e comportarsi come artigiani. Sono professionisti il cui compito consiste principalmente nel progettare strumenti per rendere più facile la vita alla gente, non solo per intrattenerla o vendere un’idea.”
Ammesso che il mezzo sia positivo per funzionalità, si insinua però un dubbio: la conoscenza dei principi su cui si basa una visualizzazione è adeguata? L’obiettivo su cui i tecnici discutono, oggi, è eliminare il rischio di comunicazioni scorrette in favore di estetiche piacevoli. I luminari di questa tecnologia, come Paolo Ciuccarelli del Density Research Lab del Politecnico di Milano, sono consapevoli dei limiti insiti nella metodologia: “Si tratta di modelli, approssimativi per natura, ma che forniscono l’esplorazione di un fenomeno.”
Detto questo, ciò che conta è la visualizzazione, che non è autonoma ma funziona nell’interazione tra immagine e cervello umano. Ogni informazione può essere resa in diverse mappe, in base alle scelte dell’autore, in base a ciò che si intende evidenziare e rischia di piegarsi alla propria linea editoriale. Le grafiche rendono palese se qualche dato è stato censurato o volutamente non preso in considerazione, solo se il fruitore approccia la visualizzazione con metodo matematico, ossia ponendosi delle domande. Proprio per questo i dati possono aiutare i giornalisti nel combattere l’attacco di pierre e uffici marketing che non puntano all’informazione, ma a veicolare messaggi pubblicitari, quindi manipolanti.
Un consiglio per chi volesse avventurarsi in questo non-luogo, oltre ad avere qualche nozione di psicologia, percezione e studio del colore, necessari per realizzare grafiche accattivanti, è quello di affrontare i dati con la maggiore neutralità possibile e dichiarare l’intenzionalità dietro ogni visualizzazione. Almeno per evitare ‘nerd jokes’ del tipo “se torturi i dati a lungo, ti diranno qualsiasi cosa” [Irving Brinton (****)], molto in voga tra gli statisti.
L’aspettativa per il futuro è la ‘mainstream visualization’, la democratizzazione dell’infografica con programmi gratuiti e accessibili a tutti per poter convertire i dati in grafici di facile lettura e ampliare così il raggio d’azione della conoscenza. Perché ricordiamoci, “un’immagine raggiunge il suo più alto valore quando ti porta a scoprire qualcosa di inaspettato” (Brinton).
Legenda: (*) esiste, (**) infinito, (***) non esiste, (****) storico americano (1919-2013), professore emerito di storia alla Duke University e Generale Maggiore della US Air Force. Esperto di storia della tecnologia.