Niente scuola materna, ma pomeriggi con Gisele Bundchen. Niente ludoteca, ma jet privati per Parigi. Niente corse nel parco, ma passeggiate sotto i riflettori. Niente favole della buonanotte, ma tanti lettini diversi in hotel 5 stelle. Hudson Kroenig non ha mai conosciuto e non conoscerà mai la routine di un bambino della società contemporanea occidentale. Mentre i suoi coetanei venivano spinti sull’altalena dei giardinetti pubblici Hudson indossava la sua prima giacca matellassé Chanel. E se per Natale gli altri seienni ricevono in regalo dolci e balocchi, probabilmente Hudson si delizierà con un paltò Fendi.
La leggenda narra che, durante le prove di una sfilata Chanel, Karl Lagerfeld venga rapito dalla dolcezza del figlio di Brad Kroenig, modello statunitense che, a corto di baby sitter, decide di portare con sé il pargolo durante il fitting. Era il 2011 e, da allora, il Kaiser della moda stravede per il pupo e disegna appositamente per lui un piccolo guardaroba Chanel affinché possa affiancare il padre lungo la passerella. Giacche, camicie, pantaloni e persino modelli in miniatura della storica borsa 2.55. Quando Pirelli affida a Lagerfeld l’obiettivo per il suo famoso calendario, vengono coinvolti anche Kroenig Senior e Junior. Nei due anni successivi, little H (nome d’arte tra gli addetti ai lavori) diventa un’assidua presenza durante le presentazioni del brand francese, cui si affiancano le collaborazioni per Fendi, altra azienda legata allo zio Karl. Dopo essere apparso nelle campagne pubblicitarie Fendi, H&M e Dkny, Hudson è stato appena reso protagonista degli scatti per la cruise collection 2015 Chanel in compagnia della top model Joan Smalls.
Lagerfeld ha pensato alla sua carriera nei minimi dettagli, immortalandolo per numerose testate tra cui Harper’s Bazaar e W; è inoltre stato inserito nel progetto “Little black jacket”, mostra fotografica itinerante che raccoglie i nomi più importanti dello showbusiness con indosso la mitica giacca inventata da Coco Chanel.
L’anno scorso Hudson ha affiancato Keira Knightley nel cortometraggio “Once upon a time” diretto sempre da Lagerfed. La baby star è apparsa molto a suo agio anche davanti alla telecamera e sembra prospettarsi per lui un futuro cinematografico sulla scia di Macaulay Culkin (la piccola peste della serie “Mamma ho perso l’aereo”).
Oggi Hudson ha sei anni, e si sposta continuamente per lavoro con suo padre lasciando a casa la giovane mamma Nicole e il fratellino Jameson. Niente scuola, niente costruzioni, niente feste con l’aranciata né sfide alla Playstation. Sebbene le fashionista stravedano per lui, qualcuno inizia a chiedersi quanto sia salutare per un bambino così piccolo trascorrere più tempo insieme ad Anna Wintour che con i suoi coetanei. Interrogato sull’argomento dal New York Times, papà Brad ha dichiarato che “viaggiare intorno al mondo è la migliore educazione possibile”.
Lo star system è da sempre ricco di bambini prodigio in grado di incantare folle di spettatori; da Judy Garland a Michael Jackson, ogni epoca ha avuto i suoi million dollar baby. Ma se, crescendo, Husdon iniziasse a chiedersi cosa significhi trascorrere un pomeriggio sul capo di baseball anziché nel backstage di una sfilata? Probabilmente a diciassette anni conoscerà a menadito le strade di Parigi, Londra, New York, Milano e pazienza se non riceverà mai un invito per la rimpatriata con i compagni delle medie. Nei momenti di solitudine potrà chiamare Cara Delevingne, ricordando i tempi in cui le faceva da paggetto reggendo il velo da sposa disegnato dall’anziano signore coi capelli bianchi e gli occhiali scuri che somigliava a Willy Wonka, il protagonista di quel romanzo letto in aereo prima di atterrare a Dubai per l’inaugurazione dell’ennesimo negozio con la doppia C.