Il mondo del made in Italy è costretto a rimanere con il fiato sospeso. Se, nei mesi scorsi, pareva che i settori moda e design nazionali avessero (finalmente) fatto breccia nelle politiche economiche del Paese, a metà ottobre è invece arrivata la doccia fredda: nelle prime versioni della Legge di Stabilità, non vi era più traccia dei fondi promessi a sostegno dell’export del made in Italy. Grazie a un lavoro di squadra che ha coinvolto per mesi tutte le categorie, dall’alimentare alla moda, dal legno-arredo al calzaturiero, si era arrivati a definire un piano di sostegno straordinario da 150 milioni di euro. Di questi, la spending review ne ha lasciati poco meno di 20, un’inezia. Il trovarsi con le risorse azzerate ha spiazzato le rappresentanze del settore, unanimi nel lanciare critiche al dietrofront e nell’esprimere forti preoccupazioni per le decisioni del Governo. La sollevazione ha richiesto l’intervento riparatorio del ministro per lo Sviluppo economico Federica Guidi, che ha tranquillizzato e garantito: niente paura, si troveranno le risorse per finanziare un piano triennale di supporto delle imprese sui mercati internazionali. Al di là delle rassicurazioni di rito, la delusione è rimasta palpabile, perché questo ‘balletto’ non ha fatto che confermare nel modo più chiaro (e più duro) possibile, quanto per la politica italiana il made in Italy rimanga un settore su cui non investire risorse. E, anche quando non viene considerato un settore ‘tagliato’, resta sempre tra i settori ‘tagliabili’ senza che si sollevi l’agitazione delle piazze. Insomma, continua a pesare la cronica mancanza di rappresentanza ‘politica’ del made in Italy. A livello istituzionale si guarda più a non ledere interessi interni che a supportare le imprese che hanno contribuito a dare lavoro a centinaia di migliaia di persone in Italia e – cosa non meno importante – a dare un’immagine attraente al nostro Paese nel panorama internazionale, dove ancora, per fortuna, Italia è sinonimo di buon gusto, ben fatto e qualità. Certo, le nostre imprese continueranno a lavorare come prima, ma la delusione è grande, perché ci avevamo sperato tanto, e, in fondo, continuiamo a sperarci.
David Pambianco