Un viso in cui spicca un sorriso largo, ma in cui non c’è traccia di naso. Un corpo, in plastica dura, formato da sette componenti, che misura 7,5 cm di altezza. Così “l’omino” Playmobil sta seduto davanti a una torta con sopra 40 candeline che da lì a poco spegnerà. È la fotografia del suo compleanno. Con lui festeggiano altri 2,7 miliardi di omini Playmobil che oggi vivono nelle camerette di tutto il mondo.
La storia comincia a inizio anni 70, in piena crisi petrolifera, quando le aziende furono forzate a produrre giocattoli con sempre meno plastica. La tedesca Geobra Brandstätter, famosa in quegli anni per gli hula hoop, studiava un nuovo sistema di gioco che implicasse minimo costo in termini di materiali, ma grande soddisfazione per i bambini. Il progetto venne affidato dal proprietario Horst Brandstätter a Hans Beck, al tempo Capo della Ricerca e Sviluppo dell’azienda, che in poco tempo, sul concetto del “piccolo è bello”, diede vita ai primi personaggi Playmobil: un cavaliere, un indiano e un operaio che, talmente piccini da stare in una mano, debuttarono alla Fiera del Giocattolo di Norimberga il 2 febbraio 1974.
Il primo a credere nelle potenzialità di questi pupazzetti di plastica, nonostante lo scetticismo generale dei buyer del settore, fu un imprenditore tedesco, Hermann Simon, che piazzò subito un ordine da 1 milione di marchi. E non sbagliò. Alla fine del 1974, la Brandstätter ricaverà 3 milioni di marchi solo dai Playmobil, trasformando il brand in un vero e proprio fenomeno internazionale. Nel 1976 vennero lanciati i primi personaggi femminili, e all’inizio degli anni 80 arrivò la nuova generazione: ragazzi e ragazze di 5,5 cm, affiancati da bambini piccoli 3,5 cm, allargarono la famiglia Playmobil. Dal 1982, poi, tutti i personaggi, grazie allo stampaggio multicomponente, avranno la pelle di colore diverso e mani roteabili.
Tra le tappe importanti dell’evoluzione Playmobil c’è anche l’inserimento della pancia rotonda, per la prima volta nel 1986 con “il capitano dei pirati”, la prima mamma in dolce attesa nel 2012 e la possibilità di cambiare i vestiti dei personaggi dal 2013. Al loro lancio sul mercato, tutte le figurine Playmobil avevano la stessa acconciatura. Oggi ci sono 374 acconciature diverse, 839 volti e 68 barbe per oltre 21milioni di combinazioni possibili. Quasi 4mila versioni sono state sviluppate a partire dal 1974 e si stima che se tutti i 2,7 miliardi di omini creati finora si dovessero tenere per mano , farebbero il giro della terra addirittura per circa 3,4 volte.
Un successo che non accenna a sbiadire, anche là dove i giocattoli evolvono sempre più verso il digitale. I dati di vendita del gruppo, che distribuisce in 100 Paesi del mondo e impiega oltre 4mila persone worldwide, parlano chiaro: 612 milioni di euro nel 2013, di cui 552 milioni generati da Playmobil. Un’altro aspetto importante è che, mentre il 70% dei giocattoli in generale proviene dall’Asia, Brandstätter è proprietario invece di impianti di produzione in Germania (Dietenhofen e Selb) ed Europa (Malta, Repubblica Ceca e Spagna) che gli permettono di tenere costantemente sott’occhio la qualità dei suoi prodotti. Recentemente, Playmobil ha deciso di investire anche sul mercato italiano, aprendo in Lombardia la prima filiale commerciale.
Oggi, arrivato ai suoi primi 40 anni, il giocattolo non si ferma. Anzi, continua a moltiplicarsi: se ogni secondo nascono circa 2,6 bambini, nello stesso tempo, vengono prodotti 3,2 personaggi Playmobil. Insomma, l’omino è l’unico abitante del pianeta che si riproduce più rapidamente dell’uomo.