La crisi morde e le aziende italiane vendono ai cinesi. A dirlo è Bloomberg che ha calcolato le acquisizioni del gigante asiatico in Italia per 3,43 miliardi di dollari (pari a circa 2,7 miliardi di euro). Il nostro Paese è secondo soltanto al Regno Unito come territorio ‘di conquista’ da parte dell’Est. E le quote cinesi in Italia sono destinate a salire. Infatti, non ci sono soltanto i passaggi azionari nelle quotate Fiat, Telecom Italia, Assicurazioni Generali, Eni, Enel e Ansaldo Energia, solo per citare alcune delle aziende a capitale cinese. Più di 90 gruppi cinesi, senza includere quelli di Hong Kong, avevano azioni di aziende italiane alla fine del 2013 (+20%), si legge sull’agenzia di stampa.
E a fare gola sono soprattutto le industrie del fashion. Sono quasi trecento, scrive oggi Il Sole-24 Ore, le aziende italiane di design, moda e manifattura hi-tech con capitale cinese. Le relazioni che stanno alla base delle operazioni finanziarie sembrano destinate a farsi ancora più solide. Oggi è previsto un incontro tra il premier cinese Li Kequiang e Matteo Renzi insieme a Giorgio Napolitano. Ci si aspetta l’incremento degli accordi bilaterali tra le due nazioni, la cui base si era già creata a giugno quando era stato Renzi stesso ad andare in visita in Cina.
Sul fronte degli investimenti diretti cinesi in Italia ci si aspettano grandi novità, ma è bene ricordare che già ad oggi le acquisizioni sono state svariate. Nella moda, tra i passi recenti si possono fare i nomi di Krizia (finita nelle mani dei cinesi lo scorso febbraio), della Sixty passata a Crescent Hydepark e della Pinco Pallino, in cui è entrata la Lunar Capital. E ancora, di Caruso, una quota della quale è in mano a Fosun International.