Di sicuro c’è solo che a Milano c’è Vogue. Parafrasando un celebre incipit giornalistico, si riassume l’ultima stagione delle sfilate milanesi. Sulle passerelle le collezioni erano interessanti, confermandosi all’altezza delle aspettative dei buyer. Sulle strade, nei vari eventi, la gente ha continuato a farsi vedere. Il calendario, che si è svelato più corto del previsto e quindi anche compresso, ha scatenato le consuete polemiche con giornali e giornalisti, che sono stati impegnati, chi a difendere, chi ad attaccare, chi a dire che “non se ne può più”.
Poco, di tutto questo replicarsi di situazioni e di posizioni, suona davvero ‘nuovo’.
Dal 2014 si attendevano infatti segnali importanti, in termini di fiducia e di capacità di fare squadra del sistema Italia, dopo la profonda ristrutturazione della Camera della Moda avvenuta nel 2013. Se non altro, perché questi erano gli ultimi mesi utili per prepararsi all’Expo 2015. A spiccare, invece, è il contrasto tra Milano e New York. In quest’ultima città, la gara si sposta sui social media, e le classifiche indicano che a vincere sono stati i brand capaci di fare ‘qualcosa di eclatante’ come inventarsi una sfilata in 4D. A Milano, invece, la novità è stata rappresentata dalle top model dei tempi d’oro, in città per la festa dei 50 anni di Vogue Italia, e per l’occasione richiamate in passerella o in prima fila dagli stilisti. È solo casualità questo confronto tra il proiettarsi al futuro americano e il proiettarsi al passato milanese?
Un altro fattore è emerso con forza, e va consolidandosi di stagione in stagione: la moltiplicazione degli eventi ideati, promossi e sostenuti da Vogue. La testata italiana ha rappresentato, negli ultimi trent’anni, uno degli asset di maggior valore del gruppo americano Condé Nast. Evidentemente, visto lo sforzo promozionale messo in campo, Vogue Italia continua a rimanere un patrimonio da salvaguardare. E da ciò deriva che Milano e le sue sfilate mantengono un posto di rilievo nelle priorità editoriali del colosso americano. È un segnale importante di fiducia. Anche perché, andando a elencare le top model e i personaggi giunti a Milano per l’evento clou di Vogue (è apparso perfino Karl Lagerfeld), emerge evidente la forza di attrazione della testata, che diventa dunque il principale e unico vero alfiere di Milano sullo scacchiere internazionale.
Il punto da capire, in prospettiva, è se altri soggetti istituzionali saranno in grado di riappropriarsi di una pari capacità di richiamo e di un pari standing internazionale, affiancandosi a Vogue per fare di Milano una settimana della moda veramente centrale nel panorama mondiale.
David Pambianco