Superata la dogana tra Slovenia e Croazia, il tracciato della vecchia ferrovia Parenzana sterza a gomito e affronta la salita che domina le saline di Sicciole. Ecco forse uno dei tratti panoramici europei più suggestivi in cui mi sono imbattuto nella mia pur breve carriera di train voyager: il verde delle colline, il blu del calmo mare di giugno e, nel mezzo, i riflessi avio-biancastri delle saline tuttora attive. Scattare una foto? Non c’è problema, puoi fermarti quando vuoi senza bisogno di attendere la prossima stazione: la Parenzana non ha più i binari, è diventata una pista ciclabile.
La conversione di ferrovie dismesse a scartamento ridotto in percorsi attrezzati per cicloturismo ha dato vita a infrastrutture di grande fascino, affollate di viaggiatori provenienti da mezza Europa e sempre più spesso da italiani, che cercano altrove ciò che stentano a trovare in patria. Sul fronte del bike tourism, rispetto ai Paesi del nord Europa e talvolta anche dell’est che cambia velocemente, siamo in ritardo. In val Padana, la realizzazione di progetti come “Vento”, che prevede il collegamento ciclabile tra Torino e Venezia via Milano lungo l’argine del Po e dei canali collegati, costerebbe poco – la stima del Politecnico di Milano è 80 milioni di euro, l’equivalente di due chilometri di autostrada – e sarebbe in parte finanziabile con i contributi comunitari, alimenterebbe un turismo diffuso e consapevole, potrebbe rilanciare piccoli borghi e attività senza creare ulteriori ingorghi stradali. Per ora è rimasto sulla carta, anche se il consenso attorno all’opera sta crescendo proprio a partire dal “basso”. La maggior parte dei percorsi a medio e lungo raggio, talvolta incompleti, si snoda attraverso le piste create tra Venezie ed Emilia, le zone più bike friendly del Paese. Eppure l’unico tratto ciclabile mancante della vecchia Parenzana, che attraversa i principali centri costieri e collinari della verde Istria, è proprio quello italiano, tra Trieste e Muggia. Sul resto del Paese e in particolare sul Mezzogiorno è meglio sorvolare.
Ma il bicchiere è anche mezzo pieno: le potenzialità sono enormi. Parafrasando Oscar Farinetti, c’è tutto un mondo che vorrebbe “pedalare italiano”, osservando le bellezze dello Stivale immersi nel silenzio della natura, intervallato soltanto dal fruscio del vento attraverso i raggi e dal movimento circolare della catena. Quel che possiamo attualmente “degustare”, peraltro, è una carta sì ridotta all’osso, ma che presenta scelte straordinari per “qualità” e fascino. Le cinque (più una) piste ciclabili provate e selezionate da Mood, benché non tutte siano complete e attrezzate come altri celebri percorsi del nord Europa, non temono confronti col resto del mondo perché arte, storia, paesaggio e sapori della cucina conferiscono quel valore aggiunto che, se comunicato in maniera efficace, riuscirà a conquistare un pubblico sempre più vasto e “green”. Quello in bicicletta sarà il turismo del terzo millennio e percorrendo queste strade capirete il perché. Provare per credere!
1) Area 24 – Da San Lorenzo a Ospedaletti via Sanremo
2) Il Mincio da Peschiera del Garda a Mantova
3) Lungo l’Adige e l’Isarco, fino al Garda
4) La Dolomitica, da Calalzo a Dobbiaco via Cortina
5) La val Marecchia da Novafeltria a Rimini
6) Da Muggia a Parenzo, il verde dell’Istria
1) Area 24 – Da San Lorenzo a Ospedaletti via Sanremo
Punta al marchio di “Parco nazionale” questo tratto di ferrovia dismessa del Ponente ligure, che il popolo di Trip Advisor ha votato nel 2013 come la più bella tra le piste ciclabili d’Italia. Si chiama Area 24, come i chilometri da percorrere tra le due estremità, San Lorenzo al Mare verso levante e Ospedaletti verso ponente, attraversando il centro di Sanremo con bici a monte e vista sul Santuario dei Cetacei. Il successo è stato dilagante e per molti inatteso, tant’è che si parla di ulteriori prolungamenti verso Imperia da un lato e verso il confine francese dall’altro.
2) Il Mincio da Peschiera del Garda a Mantova
43 chilometri di silenzio, natura e corsi d’acqua. Si parte dal lago di Garda, nella bella Peschiera, per proseguire lungo gli argini del Mincio tra tratti di sterrato – fattibili anche con city bike – e asfalto, per concludere nel centro storico di Mantova attraversando il ponte che divide lago Superiore e lago di Mezzo. Da non perdere il passaggio nel caratteristico “Borghetto” presso Valeggio sul Mincio, famoso per i suoi tortellini. Restano pochi tratti da completare e per non sbagliarsi è possibile scaricare il tracciato da http://www.ciclabilemantovapeschiera.it/app.php
3) Lungo l’Adige e l’Isarco, fino al Garda
Il Trentino Alto Adige è certamente la regione italiana più attrezzata in fatto di piste ciclabili. Le sponde dei suoi fiumi e torrenti, dall’Adige all’Isarco e alla Drava, sono state quasi totalmente ciclopedonalizzate, con una rete complessiva di oltre 400 km liberi da auto. Qui il cicloturismo è una realtà consolidata e potrete scegliere il vostro itinerario tra molteplici soluzioni direttamente sul sito http://www.visittrentino.it/it/articolo/dett/piste-ciclabili. Avendo più giorni a disposizione, potrete partire da Vipiteno, costeggiare l’Isarco fino a Bolzano e quindi l’Adige, attraversando Trento e proseguendo fino a Rovereto, per poi deviare verso la parte trentina del Garda che si conclude a Riva. Avrete così percorso l’intera regione in bici!
4) La Dolomitica, da Calalzo a Dobbiaco via Cortina
È la ciclabile che entra nel cuore delle montagne più belle del mondo. Inizia a Calalzo (raggiungibile in treno da Padova o Venezia) e termina a Dobbiaco, dove volendo potrete proseguire lungo la ciclabile della Drava verso Lienz e Villach in Austria o addirittura Maribor in Slovenia. Un mondo di montagne a vostra disposizione! Anche in questo caso, si tratta di un tracciato ricavato dalla vecchia ferrovia a scartamento ridotto: asfaltato in buona parte fino a Cortina, diventa poi sterrato nel tratto fino a Dobbiaco, utilizzato d’inverno come pista per lo sci nordico tra ponti in ferro e gallerie originali dei primi decenni del ‘900.
5) La val Marecchia da Novafeltria a Rimini
Paesaggi che cambiano a ogni curva, tra castelli e dirupi, fino alla foce del fiume e alla spiaggia di Federico Fellini. Quella del Marecchia è una valle da cartolina e il modo migliore per apprezzarla è salire in sella alla bicicletta percorrendo i circa 38 km che collegano Novafeltria, pendici di San Leo, alla capitale della Riviera e del divertimento balneare. Scoprirete così la “vera” Romagna, quella collinare, con la sua storia che richiama alla memoria Cagliostro, i Malatesta, insediamenti romani e fortificazioni medioevali. I sapori, dal pecorino di fossa della vicina Sogliano alla piadina sottile riminese accompagnati da un buon Sangiovese riserva, faranno il resto.
6) Da Muggia a Parenzo, il verde dell’Istria
Ce la giochiamo come bonus, giacché corre qualche chilometro entro i confini italiani. Peraltro la frontiera con la Slovenia ormai è aperta, ma attenti a non dimenticare i documenti per l’espatrio in Croazia che è sì Unione Europea, ma non ancora area Schengen. Proprio il tratto croato, pur essendo il più duro in quanto totalmente sterrato, è anche il più suggestivo dal punto di vista panoramico. Memorabili, in Slovenia, il passaggio all’interno di un camping dopo Izola, tra bagnanti e roulotte, e il successivo tratto fino alle saline tutto lungo mare. Prosciutto istriano, pesce freschissimo e Malvasia dell’Istria completano l’offerta dal punto di vista strettamente gastronomico.