“La Cina potrebbe entrare, già quest’anno, nella top 3 dell’export delle calzature italiane, scalando la classifica dal settimo posto che occupa oggi, appena dopo l’Inghilterra, e arrivando sotto Francia e Germania”. A dirlo è Fabio Aromatici, direttore generale di Assocalzaturifici, sottolineando che, solo tre anni fa, il Paese si posizionava solo intorno alla ventesima postazione. Come spiega Aromatici, da tempo si registra una inversione di tendenza, per cui l’export italiano di ‘Calzature e parti’ verso il Drago aumenta (+33,2% nel 2012 e un ulteriore +26,6% tendenziale nel 2013 ), mentre diminuisce l’import.
Nel dettaglio, a differenza di altri dati, secondo quelli Istat 2013 (ripresi da Eurostat), se da un lato è vero che il saldo commerciale Italia-Cina 2013 resta ampiamente negativo in tutti i comparti del Tessile – Abbigliamento – Filiera pelle (pelle, pelletteria e calzature), dall’altro va segnalato che il divario tra import dalla Cina ed export verso la Cina è aumentato rispetto al 2012 solo per il tessile (da -1037 milioni di euro del 2012 a -1053 del 2013). Le restanti voci merceologiche, invece, hanno evidenziato aumenti delle vendite in valore verso il Celeste Impero e flessioni nei flussi in arrivo, con conseguente diminuzione del divario.
Nello specifico, l’aggregato ‘Calzature e parti’ ha messo a segno un +26,6% nell’export e un -3,1% nell’import (saldo da -663 a -599 milioni di euro).
Per quanto riguarda gli altri settori, l’abbigliamento ha segnato un +19,1% nell’export e un -11,2% nell’import (saldo da -2701 a -2282 milioni di euro). Il cuoio e la pelletteria ha registrato un +15,5% nelle esportazioni e un -12,1% nelle importazioni (saldo da -583 a -398 milioni di euro). Di conseguenza, secondo Istat, non sono solo gli Articoli in pelle/cuoio e la pelle ad aver visto diminuire il divario tra i flussi, ma anche i comparti adiacenti dell’Abbigliamento e delle Calzature.
Se sembra essere un momento ottimale per le scarpe italiane in Cina, le ragioni sono varie. Ultimamente “sta crescendo il fenomeno dei multibrand – spiega Aromatici – dove vengono valorizzate le piccole e medie imprese”. Sempre secondo il DG di Assocalzaturifici, una forte spinta ai marchi meno noti viene dalla legislazione in materie di lotta alla corruzione, che sta innescando la tendenza a preferire allo status symbol delle griffe internazionali, brand meno riconoscibili, ma pur sempre di qualità. A questi fenomeni bisogna poi affiancare l’esplosione dell’e-commerce nell’ex Impero Celeste, che ha contribuito anche alla accelerazione del settore calzature. Alla luce di tutto questo, non pare un caso che la Cina sia “il Paese nel quale le scarpe vengono vendute al prezzo medio più alto rispetto alle altre aree del mondo – aggiunge il DG – intorno ai 100 euro”.
“Anche grazie a theMICAMshanghai – conclude Aromatici – le imprese medio/piccole iniziano di affacciarsi a mercato. Abbiamo chiuso a marzo la terza edizione, e adesso ci prepariamo a quella di settembre dove ci aspettiamo di accogliere una fascia selezionata di più di seimila visitatori”.