La globalizzazione incalza e l’Africa, in particolare la Nigeria e il Sud Africa, sta diventando il nuovo ombelico cool del pianeta, complice Obama. E questo non manca di renderci felici per un’utopia divenuta realtà. Lo dimostra il caso di ‘The Butler’, un omaggio a Obama che ripercorre anche la storia dei militanti dei ‘Black Panther’, indubbiamente stylish con i loro completini di pelle nera, guarda caso ripresi in pedana alle ultime sfilate di moda uomo. Proprio durante la fashion week maschile abbiamo incontrato a un evento milanese lo stilista gentleman ghanese Ozwald Boateng che, piuttosto reticente sui nomi degli stilisti con cui collabora, ci ha però anticipato che a giugno Parigi ospiterà il party per festeggiare i suoi primi 30 anni di carriera, anche se lui sembra un giovanotto dagli ottimi geni. Qualcuno lo ricorderà come stilista del menswear di Givenchy prima di Tisci: oggi gestisce la sua fiorente attività sartoriale a Savile Row. Sempre a Milano, abbiamo notato un simpatico ragazzo, con il cappello sulle 23 e un cagnolino al guinzaglio, che scattava fra una sfilata e l’altra munito di microfono. Il suo nome è Marcellous T. Jones, è afroamericano ma vive a Parigi dove dirige il sito ‘The fashion insider’. Finalmente una plausibile alternativa alle tristi mascherate che siamo costretti a sorbirci dai sedicenti blogger e da stravaganti fashion editor durante i défilé di Milano. Peraltro, insieme al più celebre Boateng, Marcellous può essere considerato un esponente degli ‘afropolitan’, ovvero giovani africani cosmopoliti, ben istruiti e dai lavori prestigiosi. Sono avvocati, chirurghi, ma anche scrittori con il pallino per la moda. Come Taiye Selasi, grande fan di Alexander McQueen. La 32enne autrice nigeriana del romanzo ‘Ghana must go’ ha coniato il termine, una crasi di ‘africano’ e ‘cosmopolita’ che identifica perfino un sito, www.afropolitan.co.za. Un consiglio: cliccatelo.