Sorpresa: il lusso dovrà spingere per valorizzare il Made In. A sostenerlo è un report di una delle principali banche d’affari mondiali, Goldman Sachs, che nello studio “Europe: Branded Consumer Goods: Luxury Goods”, scrive esplicitamente che, per i marchi del lusso, è arrivato il momento di giocare la carta del ‘Made in‘. Infatti, da un’analisi condotta sull’atteggiamento dei consumatori rispetto ai principali luxury brands, è emerso che i clienti sono sempre più esigenti e cercano la qualità e la legittimazione del prodotto, quale può essere una certificazione d’origine. Il ‘Made in’, insomma, sta diventando un fattore sempre più importante rispetto al ‘Made by’: sembrano meno intoccabili le certezze di chi ha sostenuto che, per i marchi più noti, potesse sempre valere maggiormente la griffe sulla provenienza (esempio esplicito, il “made in Prada”).
Secondo la banca d’affari, sono la pelletteria, l’orologeria e la gioielleria i settori nei quali questi prerequisiti sono più importanti, mentre in altri l’acquirente compra ancora il marchio, più che il prodotto.
Se tutte le label di lusso hanno mosso i primi passi producendo in casa il proprio prodotto per poi diventare ‘brand’, ora la tendenza si sta invertendo. È il caso di Burberry, che ha riportato in house tutta la business beauty, passando dalla licenza con InterParfums alla gestione diretta. Secondo gli analisti di Goldman Sachs sarebbe questo l’esempio da seguire: rivedere il modello delle licenze e tornare alle origini, per chiudere il cerchio. Pena: correre il rischio di perdere la legittimità con i consumatori.