Spunta un papabile corteggiatore di Lancel. Si tratterebbe di Change Capital Partners, società di private equity fondata dall’ex presidente di Carrefour e Marks & Spencer, Luc Vandevelde, che avrebbe fatto un’offerta non vincolante. Il gruppo del lusso Richemont, che aveva acquistato le borse francesi nel 1997 per 210 milioni di euro, aveva ipotizzato già a settembre di rivendere la società per 500 milioni, una cifra che però pare irrealistica, considerando che la griffe ha fatturato appena 200 milioni di euro nell’esercizio chiuso lo scorso marzo.
Già da tempo girano voci su una nuova strategia messa in atto da Richemont. Qualche settimana fa, si diceva che il colosso svizzero avesse avviato le ricerche di un compratore per la maison Chloé, la cui vendita, secondo gli analisti, non sarebbe una questione di “se”, ma una questione di “quando.” È circolata qualche giorno fa, invece, la notizia di una imminente cessione del retailer online Net-A-Porter, un’operazione che è stata prontamente smentita dal gruppo attraverso un comunicato.
Il fatto che il colosso del lusso stia rivedendo il suo portafoglio, fa pensare che stia allentando la presa sul fashion, con l’intenzione di concentrarsi sul reparto orologeria di lusso, in particolare con i marchi Van Cleef & Arpels, Lange & Soehne e Cartier, sui quali sarebbero in vista cospicui investimenti, mentre, stando ad altre indiscrezioni, ora Richemont starebbe considerando anche la vendita degli orologi Baume & Mercier.
In ogni caso, se i brand di gioielleria generano la maggior parte dei profitti del gruppo, la divisione accessori, che comprende anche Alfred Dunhill, Azzedine Alaia, Peter Millar, Purdey e Shanghai Tang, è l’unica che non riesce a decollare. Forse, il fatto che nel marzo scorso Marty Wikstrom si sia dimessa dal ruolo di CEO della divisione moda e accessori di Richemont non è un caso.