Si confermano i segnali di rallentamento dell’export di orologi svizzeri nella prima parte del 2013. In giugno, il valore delle esportazioni ha replicato l’andamento dei mesi di febbraio e maggio con un calo del 3,1%, a quota 1,9 miliardi di franchi. Hong Kong e gli Usa, i mercati principali per il settore, hanno registrato decrementi rispettivamente del 15% e del 3 per cento. Al contrario la Cina, dopo una frenata durata sei mesi, è cresciuta di 10 punti percentuali beneficiando di una base di paragone più favorevole.
Guardando al periodo gennaio-giugno, le esportazioni di lancette rossocrociate si sono attestate su un valore di 10,2 miliardi di franchi, pressoché in linea (+0,8%) con lo stesso periodo del 2012. In quantità, l’export è calato del 7,4%, a 13 milioni di pezzi, un milione in meno dei primi sei mesi dello scorso anno.
A livello di area geografica, i rallentamenti più significativi hanno riguardato il Far East. Hong Kong e Cina, rispettivamente primo e terzo mercato di sbocco, hanno frenato a doppia cifra (-11% e -18,7%). Gli Usa, al secondo posto, sono rimasti in territorio positivo (+1,1%). A sorpresa l’Europa si è dimostrata un’area attrattiva per le lancette elvetiche. A parte la Francia, scesa del 9,7%, i mercati tedesco (+12,9%), italiano (+7,6%) inglese e spagnolo hanno riportato crescite sostanziali.
“Finora – si legge in una nota della Federazione dell’industria orologiera svizzera -, il 2013 è stato in linea con le attese. La crescita è ancora all’ordine del giorno, ma su una base più misurata che negli anni precedenti. In altre parole, il tasso di sviluppo sta tornando al normale, permettendo ai risultati di essere consolidati a un livello alto. Le previsioni suggeriscono ancora un rialzo in valore a fine anno”.