Suona come un ossimoro, ma per descrivere l’andamento del settore calzaturiero italiano si può parlare a buon diritto di “crescita con frenata”. Il settore, ben lontano dal miracolo del biennio 2010-2011, quando la progressione dell’export viaggiava a doppia cifra compensando le sofferenze del mercato interno, prosegue comunque nella crescita. I dati, contenuti nello “Shoe report 2013”, il quinto rapporto sul comparto presentato ieri a Roma da Assocalzaturifici (ex Anci), hanno segnalato in tutto il 2012 una doppia velocità.
Da un lato, l’export è cresciuto in valore del 2,5% (ma nel biennio 2010-2011 cresceva al ritmo del 13%), dall’altro, sul mercato interno i consumi italiani sono calati sia per quantità (-3,6%) sia per valore (-4,2%). Nel complesso, l’anno scorso la produzione di calzature si è contratta del 4,4% in quantità (ma solo dell’1,2% se si considera il valore).
Numeri confermati anche dalle stime dei primi tre mesi del 2013, che registrano un nuovo crollo dei consumi delle famiglie italiane (-4,7% in volume) a fronte di una domanda estera che cresce in valore del 2,1%, ma è in lieve calo per quantità (-0,5 per cento). Di qui la richiesta alla politica di Cleto Sagripanti, presidente di Assocalzaturifici, perché intervenga su tre fronti: taglio del cuneo fiscale per essere competitivi “come in Germania e Spagna”, rafforzamento dell’Agenzia Ice con risorse che sostengano le fiere e infine pressing in Europa per incassare, dopo anni di attesa, il via libera al regolamento sul “made in” per la tracciabilità e la sicurezza dei prodotti. Un regolamento che l’Europa – come ha segnalato ieri l’eurodeputata Cristiana Muscardini, in collegamento telefonico da Strasburgo – potrebbe varare, se non ci saranno nuovi ostruzionismi, entro marzo 2014.
Dal report di quest’anno, redatto da Ermeneia, emerge comunque la possibilità di salvarsi e fare bene per quelle imprese a maggior vocazione all’export. In particolare, cresce a ritmi vertiginosi quello verso Cina (un vero e proprio boom, +40,7%), Corea (+25%), Hong Kong (+20,4%), Giappone (+17,1%) e Russia (+14,7 per cento).