Filippo Marazzi, presidente di Marazzi Group, nota azienda di ceramiche, è scomparso due giorni fa, dopo una lunga malattia. Ne hanno dato notizia la sorella Rosaria e il neo-amministratore delegato Andrea Sasso dall’headquarter di Modena.
Aveva 63 anni l’imprenditore ricordato da tutti per la sua grande umanità e la sua vicinanza ai dipendenti. Rispettato dai competitor era il classico imprenditore-azienda: alla terza generazione di un’impresa nata nel 1935 a Sassuolo della quale prese le redini a 29 anni dopo la prematura dipartita del padre Pietro a seguito di un incidente stradale. Con lui si apre una rivoluzione aziendale improntata all’innovazione di processo. È la metà degli anni 70, infatti, quando la Marazzi per prima iniziò a lavorare con la “monocottura rapida”, destinata a rivoluzionare la produzione di piastrelle in ceramica, diventando il metodo produttivo più diffuso a livello mondiale.
Al suo nome è legata anche l’internazionalizzazione del distretto della ceramica che ha il suo cuore pulsante fra Sassuolo, Modena e la provincia di Reggio Emilia, da cui proviene oltre l’80% della produzione italiana di piastrelle di ceramica. Fu sua, infatti, l’intuizione di aprire il primo stabilimento all’estero. All’inizio degli anni ’80 vengono così costituite due importanti sedi produttive estere: la Marazzi Iberia a Castellón de la Plana, nel comprensorio spagnolo della ceramica e la American Marazzi Tile a Dallas, in Texas, che costituirà il punto di partenza per la crescita nel mercato americano.
Oggi la capacità produttiva di Marazzi è collocata per i due terzi all’estero, con oltre 6mila dipendenti e sedi in Italia, Francia, Spagna, Usa e Russia e una produzione che si avvicina ai 100 milioni di mq annui, per ora appannaggio di sole due conglomerate nel mondo: la Rak Ceramics degli Emirati Arabi e la Siam Cement Group. A fine 2011 le vendite globali erano salite a 832,5 milioni di euro (+2%).