A prima vista l'abbigliamento per bambino ha fatto argine alla crisi dell'anno scorso e ha contenuto le perdite a -1,5%. In realtà, se si toglie il risultato molto positivo (+33%) di Altana, la più grande azienda del settore con 92 milioni di ricavi nel 2009, la frenata complessiva degli altri dieci protagonisti è stata dell'8% circa.
I primi dati sui ricavi 2009 delle undici principali aziende del settore sono stati anticipati da Pambianco Strategie di Impresa. Il fatturato aggregato è passato dai 605 milioni del 2008 a 596 milioni. «Questo risultato – sottolinea Carlo Pambianco, fondatore dell'omonima società di consulenza – è fortemente influenzato dai risultati positivi di Altana». L'azienda veneta guidata da Marina Salamon e Barbara Donandon, che produce e distribuisce su licenza marchi come Pinko, Liu-Jo e Moschino, l'anno scorso ha acquisito anche le licenze Jacob Cohen junior e Vilebrequin. Questo spiega il forte aumento del fatturato. Secondo nella lista presa in esame da Pambianco (che considera sia l'abbigliamento sia le calzature da bambino) è Primigi, il brand perugino di scarpe del gruppo Imac che ha chiuso l'anno con ricavi stabili a 92 milioni. L'altro calzaturificio, il marchigiano Falc (marchi Falcotto e Naturino) ha invece archiviato l'esercizio con un calo del 13%, a quota 56 milioni. Ma la frenata più forte è quella subita dall'azienda di Carpi Spazio Sei (marchi Ki6?, Parrot e Lumà) che ha chiuso l'anno con 35 milioni di ricavi (-19%). La bolognese Grant, poi, ha subito le conseguenze della fine di alcune licenze e ha quindi registrato un calo del 16% a 27 milioni.
Che diventa un aumento del 5% circa se si considera solo l'andamento dei marchi propri (Miss Grant, Microbe e LùLù). Nell'abbigliamento bambino la produzione in licenza è l'attività principale di molte aziende: sono ben poche quelle che lavorano solo con marchi propri, come Miniconf. Questo è uno dei fattori che può rendere molto altalenanti i risultati. D'altra parte, spiega Pambianco, «in questo settore anche i marchi più grandi lavorano solo in licenza: è troppo piccolo per portarlo all'interno e i canali di distribuzione sono troppo diversi da quelli per gli adulti».
Estratto da: Il Sole 24 Ore del 3-2-10, a cura di Pambianconews