I titoli griffati si apprestano ad archiviare un 2009 con il segno meno alle voci ricavi e utili. Le flessioni più pesanti per Aeffe e Mariella Burani. Tod's invece sembra battere la crisi. Per gioielli e abiti vendite in calo in Europa e Usa. Ma in Cina� E gli analisti continuano a scommettere su alcuni nomi delle passerelle.
Nel 2009 è stato indubbiamente il rosso il colore delle società del lusso. E non solo sulle passerelle dell'alta moda, già avvezze alla particolare tonalità che ha reso celebre lo stilista Valentino. Quest'anno la mescola di carminio, porpora e rosso di cadmio, con molto meno sfarzo, farà il suo ingresso, molto probabilmente, nelle grigie pagine di alcuni bilanci aziendali. Almeno stando ai conti delle quotate, italiane ed estere, produttrici di marchi d'alta gamma, che nei primi nove mesi dell'anno hanno evidenziato cali (a volte consistenti) sia alla voce fatturato sia a quella degli utili. Segno che la ripresa non è ancora così vicina al mondo dell'haute couture, fanno notare gli addetti ai lavori, anche se qualche speranza arriva dal Far East, che dovrebbe sostenere i bilanci delle griffe.
Vediamo alcuni numeri. A Piazza Affari, per esempio, le flessioni più consistenti dei ricavi nel lusso sono state evidenziate da Aeffe, nota per i marchi Alberta Ferretti, Moschino e Jean Paul Gaultier, che ha registrato un -25,8%, mentre l'ebitda, in sostanza il margine operativo lordo, è passato dai 36 milioni dello stesso periodo del 2008 a -6 milioni di quest'anno. Segue Mariella Burani Fg (-20,7% e un ebitda negativo di 7 milioni), mentre Bulgari ha subito una contrazione delle vendite del 17,4% (i1 risultato lordo è sceso da 119 milioni a 36 milioni). Anche la travagliata Safilo, tra i maggiori produttori di occhiali di alta gamma, in queste settimane oggetto di un piano di salvataggio da parte degli olandesi di Hal, ha visto una contrazione del 10,5% del giro d'affari unitamente a un ebitda dimezzato (da 102 a 55 milioni).
Decisamente controcorrente, invece, il gruppo Tod's di Diego Della Valle che ha presentato 559 milioni di fatturato (+1,8% rispetto ai 550 dei primi nove mesi del 2008) e 129 milioni di ebidta, sostanzialmente in linea con il dato dell'anno scorso. Un lievissimo decremento, infine, per Luxottica (-0,7%).
«In media il nostro campione della moda e del lusso, formato da 12 aziende italiane per un valore totale di oltre 9,1 miliardi, ha evidenziato un calo del fatturato del 5,3% », afferma Carlo Pambianco, di Pambianco Strategie di Impresa, società di consulenza per le aziende del made in Italy che ha fondato nel 1977. «E l'ebitda, in termini di percentuale sul giro d'affari, è sceso dal 18,2% al 14,7% con un'evidente erosione dei margini. In Europa, sempre il campione delle società analizzate, in tutto 19, riporta un decremento medio, delle vendite dell'1,9% con un ebitda, riferito solo a 11 gruppi su 19, calato dal 18,3% al 16,7% ».
I migliori luxury brand, per mol in percentuale, sono stati Richemont (23,1%), Burberry (18,6%) e Hugo Boss (18,1%). E anche le stime 2010 non lasciano intravedere niente di buono. «Complessivamente», continua Pambianco, «si puo dire che la discesa del fatturato sia stata più veloce della riduzione dei costi. In particolare per comparti dei gioielli e degli orologi, che hanno risentito maggiormente della crisi mondiale, e che sono più esposti agli Stati Uniti. Così come il segmento delle calzature, attivo sul mercato russo, tra i più colpiti dal crollo dei consumi. Mentre l'abbigliamento, in particolare quello formale, ha perso molto, sulla scia, comunque, di una tendenza che ormai è decennale e che lo vede in difficoltà a tutto vantaggio dello sportswear. Quello che ha retto meglio, invece, è stato il femminile».