Oggi Claudio Orrea parteciperà a una delle tavole rotonde del convegno organizzato a Milano, a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa, da Pambianco Strategie di Impresa.
Come presidente e amministratore delegato dell'azienda toscana Patrizia Pepe – uno dei marchi più vivaci emersi negli ultimi anni nell'affollato settore dell'abbigliamento da donna – Orrea dovrà dire la sua sul tema del convegno, “La moda oltre la crisi. Quali strategie per competere nel nuovo scenario di mercato”. La storia dell'imprenditore toscano e della moglie Patrizia Bambi, direttore creativo del marchio e grande sportivo (domenica ha partecipato alla maratona di New York), è un caso di successo a la crisi iniziata nel 2008 1i ha toccati in modo relativo: tutto iniziò nel 1989, quando la Tessilform, azienda di proprietà Orrea specializzata in pellicce ecologiche, decise di diversificare, dando vita a un marchio di abbigliamento, Patrizia Pepe.
Da allora la crescita è stata costante e alla collezione da donna si sono aggiunte quelle da uomo e da bambino, gli accessori e i negozi a insegna propria (i primi tre monomarca furono aperti nel 2000 a Milano, Roma e Firenze). Il 2008 si è chiuso con un fatturato di circa 120 milioni, the dovrebbe confermarsi nel 2009, mentre per il 2010 si dovrebbe tornare a una crescita ad almeno una cifra dei ricavi.
Come ha fatto l'azienda a passare quasi indenne attraverso la crisi the ha colpito l'economia e quindi anche il settore dell'abbigliamento?
«Più di ogni altra cosa, credo ci abbia aiutato il buon senso – risponde candidamente Claudio Orrea, grande appassionato di due ruote (la suoneria del suo cellulare è il rombo di una motocicletta) -. Sono sedici anni che cerchiamo di trovare un nostro modo, coerente e sostenibile dal punto di vista economico ma anche ambientale e sociale, di fare le cose. Questa semplice strategia ci ha premiati, credo: abbiamo reagito alla crisi cercando di trovare nuove energie creative, senza neppure pensare di tagliare gli investimenti in progetti a sostegno dei giovani e della formazione interna». Patrizia Pepe è infatti main sponsor di “Play Trend”, concorso per giovani stilisti ideato e lanciato dalla Fondazione Museo del Tessuto di Prato, in collaborazione con Cariprat e con la Fondazione Cassa di Risparmio di Pratomuseo: in dicembre verranno annunciati i vincitori, scelti da una rosa di otto creativi a cui è stato chiesto di progettare un completo in tre pezzi corredato d accessori. Il tema del concorso è “Bauhaus reloaded”: agli stilisti è stata cioè chiesta un proposta di rilettura, in chiave contemporanea, del movimento artistico fondato nel 1919 d Walter Gropius che, mosso dall'intento di promuovere le arti applicate, sollecitò una nuova modalità di collaborazione tra artisti e artigiani, con l'obiettivo di sperimentare e sviluppare una progettualità moderna e applicabile alla produzione industriale. «Il territorio per noi è importantissimo – conferma Orrea -. Prima di tutto per la tradizione tessile della nostra zona, ma anche per l'attitudine verso l'imprenditorialità: qui nei dintorni di Prato abbiamo sempre trovato orecchie attente, tra le banche e tutte le altre istituzioni, alle nostre esigenze. Se c'è un progetto serio, l'aiuto e il sostegno arrivano. Ragionamento diverso andrebbe fatto per il quadro legislativo e istituzionale generale: l'Italia è un paese dove fare l'imprenditore è difficile. L'entusiasmo dei singoli rischia di essere cancellato dagli eccessi di burocrazia e naturalmente di tasse inique». Orrea non chiede aiuti particolari («anche detassare gli straordinari sarebbe un provvedimento di grande buon senso»), preferisce concentrarsi su quello che può fare come imprenditore. La formula di Patrizia Pepe è più simile a quella del “fast fashion” di Zara ed H&M che ai marchi del pret-a-porter: invece dei due classici ordini stagionali, i negozi vengono riforniti per tutto l'anno, con 40 collezioni per altrettante settimane alle quali si aggiungono due collezioni “main” e due collezioni “flash”, programmate per soddisfare i negozianti più abituati ad acquistare su campionari, ma che successivamente, nel corso della stagione, ritrovano nelle proposte settimanali le integrazioni necessarie ai loro assortimenti.«Oggi il 50% del fatturato Tessilform viene dall'estero. Ci sono mercati, come la Russia e Hong Kong, che nel 2009 hanno sofferto – conclude Orrea -. Ma l'espansione in Asia sarà obbligata, senza però dimenticare I'Europa, che in questo difficile periodo ha comunque tenuto».