Sono passati poco più di quarant'anni da quando, nel 1968, Ciro Paone creò una vera e propria sartoria, in grado di trasformare i più pregiati tessuti in abiti preziosi. E' nato così uno stile unico, con quel mix perfetto di tradizione, storia ed artigianalità, che ha permesso a Kiton di mantenere alto il nome del Made in Italy nel mondo. Nello showroom milanese di via S. Andrea abbiamo incontrato Antonio De Matteis, AD dell'azienda.
Dr. De Matteis, quali sono le previsioni di chiusura per il 2009?
Devo dire che è molto difficile fare previsioni, perché ogni mese ci troviamo di fronte a situazioni differenti. Abbiamo chiuso i primi cinque mesi in linea con l'anno precedente e speriamo di chiudere l'anno quanto più possibile vicino al dato 2008, che è stato un anno positivo per noi, in quanto siamo cresciuti dell'11% raggiungendo un fatturato di 82 milioni.
La vostra è un'azienda di famiglia�come vi dividete i ruoli?
In effetti siamo tutti impegnati nella gestione dell'azienda, ognuno con compiti ben precisi e diversi. Io seguo tutta la parte commerciale insieme con mio cugino Antonio Paone, mentre suo fratello Silverio si occupa della parte produttiva. Le mie due cugine invece stanno più in azienda: Maria Giovanna è Vice Presidente e segue tutta la parte della direzione generale, mentre Raffaella si occupa delle risorse umane.
Qual è secondo Lei il punto di forza di Kiton oggi?
Il nostro punto di forza è e sarà sempre il prodotto! La nostra attenzione è stata sempre focalizzata sul prodotto, tanto da aver deciso di produrre e curare tutte le produzioni (non solo di abbigliamento) in stabilimenti di nostra proprietà, per mantenere sempre standard elevatissimi di qualità, pur lasciando inviolate le caratteristiche che da sempre ci rendono azienda artigianale.
E la tecnologia�
Noi facciamo parte di quella nicchia di aziende che pongono l'amore per il prodotto al centro di tutto. La tecnologia non è molto presente nella nostra azienda perché tutti i nostri prodotti sono fatti ancora a mano, uno per uno� è il nostro modo di essere e il nostro passaporto di qualità.
Come si prospetta il futuro della moda italiana? E le vie d'uscita?
Se si opera tutti nella stessa direzione, se si torna davvero a porre il prodotto al centro e non solo lo stile e se si torna ad attribuire importanza alla qualità e non solo all'immagine, allora il futuro potrà continuare ad essere un futuro roseo. Sicuramente noi italiani siamo i più bravi del mondo termini di prodotto e di qualità.
Gli artigiani che abbiamo noi e le lavorazioni che sono realizzabili in Italia a livello qualitativo non si trovano in nessuna altra parte del mondo. Questa per me è la sola via d'uscita. Al contrario se si continua a fare un made in italy prodotto in Cina non arriveremo da nessuna parte.
E oggi come va il mercato italiano?
Il mercato italiano, che è il nostro primo mercato, è sempre stato stabile. Non ha mai avuto picchi né in positivo, né in negativo, e in questo momento è uno di quelli che sta risentendo meno della crisi. In Italia, infatti, nei primi 5 mesi del 2009 abbiamo raggiunto gli stessi risultati dello stesso periodo dello scorso anno.
E al di fuori dell'Italia?
Gli Stati Uniti e la Russia, che sono due dei nostri mercati esteri primari, in questo periodo stanno vivendo momenti di difficoltà. Per questo stiamo investendo molto anche nei mercati asiatici, come Cina, Korea e Giappone, con l'obiettivo di crescere e rafforzare la notorietà del nostro brand.
Avere negozi monomarca oggi aiuta?
Sicuramente sì. Abbiamo appena aperto uno store a Pechino, due settimane fa, e continueremo su questa strada anche nei prossimi mesi con l'inaugurazione di una boutique a Las Vegas entro gennaio 2010.
Kiton è oggi un brand lifestyle, come sta andando il progetto di brand extension?
E' un progetto che continuiamo a portare avanti e ogni anno cerchiamo di inserire qualche prodotto nuovo. L'ultimo in ordine di tempo sono stati gli occhiali (in licenza con Sover ndr) che ci stanno dando delle belle soddisfazioni, anche a livello di sell-out all'interno dei negozi.
Quanto conta e quanto conterà il design nella strategia di prodotto di Kiton?
Penso che il design sia sempre un elemento importante per un'azienda di moda. Bisogna cercare di essere sempre attuali nei tempi, ossia contemporanei. Logicamente la Kiton non sarà mai un'azienda di moda, perchè non è nel nostro DNA, ma sicuramente saremo attenti e in linea con le tendenze del momento.
Quali sono i prodotti che vanno meglio nell'attuale contesto e quali soffrono di più?
Sicuramente la linea sportiva sta andando meglio, però tutto il mercato in generale è piuttosto difficile e diventa ogni giorno più complicato. Questo non ci spaventa, sappiamo che in questo periodo dobbiamo lavorare di più per ottenere gli stessi risultati di prima.
Come sta andando la collezione donna? Quanto conta oggi in percentuale sul fatturato di Kiton?
Abbiamo iniziato la linea Kiton Donna circa 10 anni fa credendo fortemente nelle potenzialità di questo progetto. Oggi, con grandissima soddisfazione possiamo dire che la collezione Donna nel 2008 è cresciuta con il resto dell'azienda arrivando a sfiorare il 10% del nostro fatturato. Tutti i monomarca aperti negli ultimi due anni ospitano anche la collezione donna e questa presenza nei punti vendita diretti ha senz'altro contribuito a far conoscere ed apprezzare la Donna Kiton.
Che ruolo ha internet nella vostra strategia di comunicazione e marketing?
Stiamo lavorando per rinnovare il sito internet, che riteniamo essere uno strumento molto importante per informare il nostro consumatore finale. Per quanto riguarda invece l'acquisto, crediamo fermamente nei canali tradizionali, anche perché diamo molta importanza alla spiegazione del prodotto e al rapporto umano che si crea con il team di vendita. Chi indossa un capo Kiton deve sapere come è fatto, come viene prodotto e con quale amore viene realizzato.