Secondo uno studio realizzato da Pambianco Strategie di Impresa, nel 2008 la produzione italiana di pellicceria ha subito una flessione del 7%. E per quest'anno si prevede un calo del mercato del 9%. Che non toccherà le collezioni degli stilisti, pronte a coprire il 59% dei ricavi, in crescita del 3%.
Il 2008 è stato un anno di crisi per la produzione italiana di pellicceria, scandito dalla drastica riduzione del valore di façon, ma mitigato dalla produzione delle case di moda. Anche se il calo delle vendite, generalizzato in tutto il settore dell'abbigliamento, ha toccato solo parzialmente le collezioni fur griffate. è quanto emerge da uno studio effettuato da Pambianco Strategie di Impresa, commissionato dall'Aip-Associazione italiana pellicceria per il 2008, con previsioni per l'anno in corso. I risultati dello studio (che ha monitorato un campione di aziende pari al 75% del valore della produzione domestica) hanno messo in evidenza l'andamento del mercato delle pellicce in termini quantitativi e della qualità.
Ed è proprio sotto questo profilo che emerge il segnale positivo, molto importante in un momento particolarmente difficile per i pellicciai: vincono le produzioni con contenuti di lusso e di glamour siglate dalle più prestigiose griffe del mondo, anche se rimangono restie all'impiego della pelliccia nelle loro collezioni (ma solo per questioni di prezzo) le aziende produttrici di moda giovane. In generale tra i capi più gettonati nel 2008 c'è la giacca corta e sciancrata, a scapito del cappotto.
La produzione fur italiana lo scorso anno è stata pari a 675milioni di euro, in calo del 7% rispetto al 2007, mentre il valore al retail, ha perso il 6% attestandosi a 1,718 miliardi di euro. Per il 2009 il mercato accentuerà il trend negativo, segnando un ulteriore diminuzione stimata al 9%. Sull'incidenza diretta nei differenti comparti per l'anno in corso si prevede la contenuta crescita delle griffe, che copriranno una fetta di mercato pari al 59% (+3% rispetto al 2008), mentre subiranno ulteriori défaillance i marchi di abbigliamento, per i quali si prevede un calo dal 6 al 5% e quelli di pellicceria che passano dal 38% del 2008 al previsto 36% del 2009.
Tra i distretti produttivi italiani, nel 2008 è cresciuta la Lombardia di 3 punti percentuali (36%), mentre è diminuita la Toscana (-5%). Il Veneto ha mantenuto gli stessi valori del 2007, con una quota del 28% della produzione domestica. Sui valori di consumo interno nel 2009 si prevede un calo di vendite pari al 9%, mentre per quanto riguarda l'export la perdita è stimata al 10%. Tra i canali distributivi i negozi di abbigliamento l'anno scorso hanno venduto il 61% del totale, le pelliccerie il 29% e la grande distribuzione il 10%. Per il 2009 lo studio di Pambianco prevede che l'incidenza delle boutique sarà del 62%, rosicchiando ancora un punto ai negozi di pellicceria.