L'incremento dei ricavi è più che dimezzato rispetto al 2007
Crescono molto lentamente le aziende italiane di gioielli e orologi e il futuro si presenta con forti segni di difficoltà: «Gli ultimi mesi dell'anno potranno spingere verso un incremento del fatturato 2008 di circa il 3% – spiega Carlo Pambianco, direttore della Pambianco Strategie di Impresa – ma il 2009 si presenta con forti criticità». Una crescita dimezzata di anno in anno, come dimostrano i dati dei consuntivi dal 2005 al 2007 che emergono da uno studio condotto dalla Pambianco Business Intelligence che sarà presentato giovedì al Palazzo della Borsa di Milano e che «Il Sole 24 Ore» è in grado di anticipare. Su un campione di 37 imprese, il fatturato 2007 delle aziende italiane di gioielli e orologi ha registrato un aumento del 7,1%, passando da 1.294 a 1.386 milioni di euro: un incremento inferiore di oltre quattro punti percentuali rispetto a quello dell'anno precedente, quando si era avuta una crescita dell'11,6 per cento.
La forbice tra i grandi gruppi e le aziende di piccole e medie dimensioni tende a farsi sempre più ampia, con un mercato che si divide in percorsi molto diversi in base alla capacità di investimento delle imprese. A svilupparsi, soprattutto all'estero, sono i grandi marchi, che possono sopportare il peso di nuovi investimenti per aprirsi altre strade verso mercati in crescita, mentre per le tante piccole e medie imprese del comparto l'attività degli ultimi tre anni risulta sempre più a basso rendimento. In aumento, oltre al fatturato, anche il margine operativo lordo che passa da 5,8% a 6,5%, assestandosi comunque su livelli molto bassi rispetto a quello delle altre aziende italiane del lusso: «Questi valori di Ebitda sono segno evidente di una redditività molto bassa, soprattutto se teniamo conto che molte aziende hanno un indice di indebitamento in crescita (per il 200 è di 1,1) -spiega Carlo Pambianco .Cala leggermente anche l'utile netto – si passa dall'1,6% allo 0,7% – ma soprattutto cala molto il Roe che scende dal 6,6% al 3,1% segno di un basso rendimento delle aziende, mentre aumentano gli oneri finanziaria carico delle imprese (si passa dallo 0,1% del 2006 all'1,7% dello scorso anno). Ancora ottima invece, pur registrando un calo, la patrimonializzazione delle aziende che passa dal 56% al 53 per cento.
Per l'anno in corso devono ancora arrivare i mesi più significativi, ma non sembra che ci si possa aspettare un gran cambiamento del quadro generale. Il business legato alle festività natalizie, il periodo più importante per il settore, è infatti segnato da una generale contrazione delle vendite che peserà soprattutto sulle aziende di dimensioni più piccole, mentre per i grandi gruppi, quotati in Borsa, le cifre continuano a parlare di rendimento e, per quel che riguarda il 2008, sono ben più positive. Al primo semestre dell'anno sia fatturato sia Ebitda di Bulgari, Tiffany, Swatch e Fossil hanno continuato a crescere e sembra che la crisi dei consumi non abbia ancora toccato queste aziende. Confrontando i dati del primo semestre 2008 con lo stesso periodo dello scorso anno, infatti, si registra un incremento del fatturato del 9,5% e del margine operativo lordo di oltre il 18 per cento. Il bilancio più elevato resta quello di Bulgari, leader del settore con un fatturato di 1.088 milioni di euro nel 2007, seguito da Binda (marchio Breil) con 280 milioni di euro, Morellato (245 milioni), Damiani (165) e Uno-A-Erre (142). Ma a registrare l'incremento maggiore rispetto a dodici mesi prima è stato Piero Milano (9 milioni di fatturato, con una crescita di quasi il 55%), seguito da Chrysos e Chantecler con un aumento di oltre il 48% per un fatturato che si aggira, rispettivamente, sui 26 e i 22 milioni di euro. Per le numerose aziende di piccole e medie dimensioni sono soprattutto le previsioni per il prossimo anno a destare preoccupazione: «La situazione del mercato per il 2009 si prospetta critica, prevediamo una diminuzione del fatturato del 5-8% – sottolinea Carlo Pambianco -, la crisi finanziaria in atto a livello mondiale, infatti, si rifletterà certamente anche sui consumi e, quindi, sui risultati digestione. La produzione di gioielli e orologi sarà una delle più colpite dalla situazione economica generale». Insieme al settore calzaturiero, dunque, sarà proprio quello degli orologi di lusso a risentire di più del clima di sfiducia dei mercati: «Questo accadrà per i Paesi dell'Europa, ma anche per il mercato degli Stati Uniti, colpiti per primi dalla crisi, mentre i mercati emergenti potranno essere un'alternativa molto valida, ma solo per chi ha capacità di investimento di un certo valore � continua Pambianco -. Non ne potranno beneficiare invece le piccole e medie aziende italiane, che sono la maggioranza, perché hanno una redditività troppo bassa e fanno fatica a crescere inserendosi nei nuovi mercati».
Le dimensioni ridotte della maggior parte delle imprese influiscono negativamente anche sulle prospettive dell'export: «Cina e Russia sono i mercati in maggiore crescita, ma la clientela che continua a spendere in gioielli è esigente. Vengono richiesti soprattutto brand molto noti a livello mondiale – conclude Pambianco -, un tipo di domanda che non risolve perciò i problemi delle imprese di dimensioni inferiori, caratterizzate da una capacità finanziaria limitata e minori possibilità, soprattutto in questo momento, di investire in innovazione o in nuove aperture di nuovi punti vendita all'estero».
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Estratto da: Il Sole 24 Ore, a cura di Pambianconews