Con una decisione che dà la misura sia delle ambizioni che delle difficoltà incontrate sul mercato indiano, le aziende italiane del lusso riunite sotto l'ombrello di Altagamma e la Confederation of Indian Industries hanno siglato ieri un memorandum d'intesa per facilitare la cooperazione tra i due Paesi nel settore retail.
Le imprese saranno incoraggiate a collaborare più intensamente mediante lo scambio di informazioni sui rispettivi mercati e quadri normativi e grazie a specifici progetti nel settore della formazione. «Il meccanismo con cui vengono calcolate le countervailing duties qui in India, basato sul cosiddetto maximum retail price, merita di venire riconsiderato – ha spiegato il presidente di Altagamma Leonardo Ferragamo -. Queste e altre forme di tassazione fanno sì che il prezzo dei prodotti di lusso venduti in India sia superiore del 20%, in alcuni casi del 40% rispetto a piazze come Singapore, Dubai e Londra».
Un'altra questione che secondo i partecipanti al convegno sta frenando l'ingresso in India di alcuni marchi internazionali è quella dei limiti posti al foreign direct investment (Fdi). Da due anni a questa parte è possibile per un operatore straniero controllare fino al 51% una catena di negozi a patto che siano monomarca. Altagamma auspica da tempo che la percentuale cresca progressivamente fino al 100% ma i segnali in tal senso per il momento sembrano mancare.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 27/03/08 a cura di Pambianconews