De Rigo ci vorrebbe riprovare. Ad andare in Borsa, si intende. Dopo l'esperimento negativo di Wall Street e il relativo delisting, avvenuto nel 2005 dopo dieci anni sul mercato Usa, in molti sostenevano che la società bellunese, uno dei grandi italiani dell'occhialeria, non avrebbe più voluto quotarsi; gli stessi Ennio e Walter De Rigo, detentori del 77,2% della società di Longarone, lo avevano escluso ai tempi della fuga dal Nyse, quando l'Opa lanciata sul mercato aveva distribuito azioni a un valore di 8,75 dollari cadauna, poco più della metà, dei 16 offerti dieci anni con I'Ipo.
Invece Maurizio Dessolis, vice presidente e direttore finanziario della De Rigo, sostiene che il problema è «solo dimensionale. Il mercato Usa ci ha sempre considerati un' azienda piccola – commenta il manager – noi invece siamo cresciuti e continuiamo a crescere, tanto che il 2007 si chiuderà al 15% in più di fatturato rispetto al 2006 (580 milioni di euro)».
Il traguardo auspicato sarebbe Piazza Affari, sebbene l'Italia rappresenti il 15% dei ricavi del gruppo, nato con il marchio Police trent'anni fa e arrivato a tre linee proprie (Police, Lozza, Sting), una serie di licenze tra cui Ermenegildo Zegna, Etro, Givenchy, Celine, due catene retail proprie e quasi cinquemila dipendenti tra produzione, filiali e distribuzione. «Se l'Italia tra quattro anni non rappresentasse più un mercato appetibile volgeremmo lo sguardo altrove» afferma Dessolis.
Estratto da CorrierEconomia del 10/03/08 a cura di Pambianconews