La moda in moto perpetuo. Soltanto ieri, domenica 20 gennaio, si è chiusa A Parigi la quattro giorni del pr�t-à-porter maschile e già i buyer, quei compratori che possono fare la fortuna di un marchio, stanno volando a New York per quella che viene chiamata market-week, la settimana nella quale saloni e collettive espongono le novità dell'abbigliamento uomo. Da Blue, dedicato al jeans, a The Project, focalizzato sullo sportswear e a The Collective, dove – grazie a un salone nel salone curato da Ente Moda Italia – ha una presenza di rilievo il made in Italy.
Novità assoluta è che proprio in questo periodo – e a giugno dopo Pitti Immagine, tra le sfilate maschili di Milano e Parigi – sarà collocata la settimana della moda uomo di New York. Fino a oggi, infatti, soltanto qualche fashion designer presentava le sue collezioni a febbraio e a settembre durante le sfilate femminili. Se le date non sono ancora fissate, è però già cominciata la caccia ai partecipanti che avranno la funzione di apripista. Viene dato per certo Z Zegna che già sfila a New York ed è molto apprezzato oltreoceano. Di sicuro, oggi, c'è l'accordo tra la IMG, che gestisce gli show della donna, e la Enk International, una realtà importante del business fieristico che già allestisce The Collective vicino al Pier 92 sull'Hudson.
Inizio previsto a giugno con le collezioni per la primavera/estate 2009. Potrebbe rivelarsi un problema per l'Italia? Secondo Michael Burns – buyer dell'americana M5 che da 12 anni segue il mercato italiano e ha portato negli USA Moncler, C.P. Company, Belstaff e la pelletteria di Zanellato – si tratta semplicemente di una razionalizzazione dell'offerta. «Dagli americani il made in Italy è ritenuto il simbolo del design e della qualità. Insostituibile. E se qualche griffe italiana dovesse partecipare alla fashion week sarebbe accolta con entusiasmo».
Estratto da CorrierEconomia del 21/01/08 a cura di Pambianconews