Settecentoventisette aziende, 897 marchi (302 dei quali esteri) e una superficie espositiva pari a quasi 60.000 metri quadrati. Sono questi i numeri della 73� edizione di Pitti Uomo, in programma dal 9 al 12 gennaio a Firenze.
�Pitti Uomo è un organismo sensibile ai segnali del mercato – afferma l'amministratore delegato Raffaello Napoleone (nella foto) – .Gli oltre 26.000 compratori e i responsabili dei fashion store più prestigiosi che vengono a Firenze cercano la cultura di prodotto e non si limitano più soltanto al lifestyle proposto dai grandi brand globali.. E' così che Pitti Uomo è il luogo dove il business si intreccia alla creatività, ma anche la mappa più fedele e aggiornata del panorama della moda internazionale: dalla grande vetrina dell'eleganza maschile del Padiglione Centrale al nuovo progetto Axessories che nasce nel cuore del fashion district, passando per i giovani talenti di New Beat(s), le luxury collections di Pitti Rooms e i progetti e gli investimenti che le aziende dello sportswear e dell'informale stanno facendo sul salone. E le opportunità che si generano nella fiera dell'Uomo ci hanno spinto di nuovo a giocare d'anticipo, e a lanciare un progetto inedito per la moda donna come Pitti W _Woman Precollection�.
Il comparto moda maschile è stimato aver archiviato il 2007 con un fatturato in sensibile ripresa (+6%) verso la quota degli 8,6 miliardi di euro.
L'anno appena trascorso è stato sicuramente quello più favorevole in un comparto che, per la prima volta dopo il 2001, ha finalmente rivisto aumentare in maniera significativa il proprio fatturato, che si è riportato sui livelli del 2002. Tra i paesi extra-comunitari, la Russia (+47,4%) si conferma, di gran lunga, il più ricettivo per il menswear Made in Italy, ma anche Cina ed Hong Kong (+35%) sono ormai ad un passo dalla �top 10� dei principali sbocchi commerciali dell'Italia. In ambito asiatico si segnala inoltre l'elevata dinamicità nei flussi diretti verso la Corea del Sud (+13,6%), terza economia regionale.
Meno soddisfacenti invece i risultati ottenuti negli USA (-3,3%) ed in Giappone (0%) dove si sono ovviamente fatti sentire gli effetti dell'apprezzamento dell'euro.
Buoni i risultati sul mercato europeo. Fra le destinazioni principali, la dinamicità maggiore è stata mostrata dal Regno Unito (+15,8%), ma anche Francia e Spagna hanno garantito buoni ritmi di sviluppo (+5,6% e +6,7% rispettivamente). All'opposto, ha continuato a perdere terreno la Germania (-2,7%) .
A cura di Pambianconews