Gran parte dei 925 milioni di euro, stimati da Ucina come fatturato degli accessori da nautica è riconducibile al comparto dell'abbigliamento. Tra i leader di settore in Italia c'è Slam, nata a Genova nel 1979 da un gruppo di appassionati di vela che puntavano a creare abbigliamenti più confortevoli per andare in barca.
Oggi Slam ha 40 negozi, metà dei quali all'estero, vende un milione e 200mila capi all'anno e ha chiuso il 2006 con un fatturato di oltre 29 milioni di euro, in crescita del 37%. Da due anni l'azienda genovese lega il proprio nome a quello dello skipper Roussell Couts, che ha firmato anche una linea di abbigliamento. Le sponsorizzazioni sportive sono un tratto comune a molte aziende del settore: basti ricordare l'affollamento di marchi per l'abbigliamento nautico che ha accompagnato l'ultima America's Cup a, Valencia.
A cominciare da North Sails (marchio che in Italia fa capo alla Tomasoni Topsail), che per l'occasione ha lanciato la nuova linea KB Collection, disegnata da Kirsty Bertarelli, moglie del patron di Alinghi Ernesto. Topsail dovrebbe chiudere i12007 con un fatturato di 70 milioni di euro, in crescita del 5% rispetto al 2006.
Sullo stesso sentiero si è mossa la Dama, titolare del marchio Paul & Shark, che, guardando ai patiti della nautica, ha sviluppato la linea Yachting, che testa i capi a bordo dell'equipaggio di Marivela della Marina Militare. La Dama, proprietaria di 300 monobrand tra l'Italia e l'estero, ha chiuso il 2006 con un fatturato di 150 milioni di euro e per l'anno in corso punta a una crescita del 10%.
Si occupa di abbigliamento a tutto tondo Prada, che è anche proprietaria di “Luna Rossa”. Stesso nome scelto per la linea di sportswear, commercializzata in 227 multistore in Italia e 22 in Spagna. Il gruppo di Patrizio Bertelli ha chiuso il primo semestre 2007 con un fatturato consolidato di 811,5 milioni di euro, in crescita del 18%.
Estratto da Affari&Finanza del 1/10/07 a cura di Pambianconews