Qui, dove l'Honda Accord e la Toyota Camry sono considerate delle luxury car e il conto di una cena nel miglior ristorante di Delhi non supera i 4o euro, è il concetto stesso di lusso a presentarsi sotto almeno due vesti differenti. Quella classica riservata a un'élite coltivata e cosmopolita in cerca di un prodotto, se non più unico, almeno fortemente distintivo e quella più moderna, loghizzata e “popolare” che in un Paese come questo guarda con insistenza alla nascente middle class, una fascia di popolazione che in India viene individuata dagli economisti in quelle famiglie con un reddito superiore ai 5mila dollari. Annui s'intende.
Il miliardo e cento milioni di abitanti dell'India fanno sì che le nicchie di mercato per il lusso esistano. E che siano destinate inevitabilmente a farsi più ampie per merito di un Pil che cresce tra l'8 e il 9% all'anno da quattro anni e di una popolazione di 450 milioni di under 21.
Il rapporto India Luxury Trends 2006 redatto dalla Knowledge Company individua nel Paese circa 1,6 milioni di “Super affluent households”, famiglie di cosiddetti “super-ricchi” in grado di soddisfare 3 criteri: risiedere in una delle 12 principali città del Paese, avere un reddito annuo di 100mila dollari e due macchine, una delle quali del segmento C+ (oltre i 23.250 dollari di prezzo).
Per questa fetta di popolazione, che nell'anno fiscale 2005-2005 aveva un potenziale di spesa di circa 14,8 milioni di dollari, le voci che assorbono più del 10% del paniere del lusso sono: gioielli 27%, abbigliamento 16% e tecnologia 13%.
La penetrazione del mercato del lusso nella nicchia delle super affluent households è però migliorabile: solo un milione delle famiglie appartenenti a questa fascia è orientata in maniera consistente verso i prodotti di fascia alta. Il rapporto di Knowledge Company mette in evidenza come una parte consistente di queste famiglie solo recentemente abbia raggiunto un standard elevato di vita e in molti casi rimane priva della cultura del lusso che invece caratterizza i consumi di molti indiani della diaspora, esposti da più tempo allo stile di vita occidentale. In settori come le borse, l'occhialeria e le scarpe per esempio i consumi sono ancora al di sotto delle potenzialità che i livelli di reddito lasciano immaginare.
Un altro segmento che potrebbe subire una trasformazione nei prossimi anni è il mercato dell'abbigliamento femminile di fascia alta dove la sartoria elegante tradizionale (sarees e salwar kaineez) pur continuando a vendere decisamente più di quella occidentale sta vedendo lentamente erodersi le sue quote di mercato. A livello di brand awareness nel settore maschile i marchi al top sono Calvin Klein, Van Heusen, Zodiac, Armani, Dior,con una spesa media procapite annua di 991 dollari; mentre in quello femminile spiccano ancora Calvin Klein e poi Ritu Beri, Gucci, Ritu Kumar e Dior con una spesa procapite annua di 1.123 dollari (escludendo l'abbigliamento occidentale).
Estratto da Il Sole 24 Ore del 11/09/07 a cura di Pambianconews