Guardandosi indietro, la chiave per superare gli anni difficili vissuti dal tessile è stata investire sempre con costanza, anno dopo anno, senza lasciarsi influenzare dai momenti congiunturali. «Il tessile è estremamente capital intensive e ha margini molto bassi e tirati – spiega Silvio Albini, amministratore delegato del Cotonificio Albini -. Per questo è importantissimo dedicare ogni anno un po' di risorse agli investimenti. Se non si investe si diventa subito obsoleti e poi non si hanno i capitali necessari quando servono».
Il Cotonificio Albini è il maggior produttore europeo di tessuti per camicie con 166 milioni di euro di ricavi nel 2006 (+8,5%), per il 70% realizzati tramite esportazioni. Per clienti, i maggiori gruppi dell'abbigliamento mondiale, a partire da Dolce & Gabbana, Armani, Zegna, Hugo Boss e le grandi catene della distribuzione europea, per citare qualche nome. È una classica azienda familiare (100% in mano ai discendenti del fondatore), oggi arrivata alla quinta generazione mentre si approssima la sesta. A metà degli anni Novanta Albini aveva un solo stabilimento, quello da cui l'impresa era partita 130 anni prima. Passato un decennio, gli stabilimenti sono diventati otto (due nella Repubblica Ceca) per 1.400 dipendenti circa.
Albini ha anche investito nel Sud Italia, a Mottola, in provincia di Taranto. «È stato nel momento in cui tutti delocalizzavano all'estero selvaggiamente e ci dicevano che eravamo matti. Ma noi abbiamo sempre creduto al made in Italy e Mottola si è rivelata una buona mossa.
Estratto da CorrierEconomia del 16/07/07 a cura di Pambianconews